Una tragedia comica, la storia della nostra ex dinastia regnante (almeno, dall'Unità d'Italia in poi). L'autrice, poi, con uno stile invidiabile, ci mette un tono ed un'arguzia che rendono persino leggera la tragedia che ci ha accompagnato per più di un secolo. E che ancora mostra qua e là, per esempio nella struttura "umbertina" dello Stato, gli effetti delle scelte che nessuno ha mai messo in discussione.
L'erede di cotanta famiglia, dopo le esperienze nella tv italiana, adesso fa il cabarettista alla televisione francese. ( )

Ho acquistato il libro credendo che si trattasse di un libro di storia. Dopo mezza pagina mi sono accorto che si tratta di un libro di satira, satira comunque estranea al mio modo di essere. Fino dalla prima pagina il libro mi ha riportato alla memoria un altro libro letto più o meno mezzo secolo fa dal titolo Abbasso Roma!, autore Massimo Simili, una satira sulle Guerre Puniche, giudicato da me molto divertente a dodici anni, estremamente noioso quando mi è ricapitato in mano venti anni fa. Quando l'A. racconta che i contadini che gridarono "Viva l'italia e Vittorio Emanuele... pensarono che l'Italia fosse la moglie di Vittorio Emanuele..." forse immagina di avere fatto satira, di avere spresso espresso un moto di spirito ma a me la facezia, estremamente superficiale, fa esclusivamente pena. Che la povera regina Margherita non fosse proprio un'intellettuale, nonostante ambisse ad atteggiarsi a tale, è cosa nota. Ma se proprio l'A. avesse inteso fare della satira sulla circostanza avrebbe dovuto ricordare le simpaticissime pagine sull'argomento pseudo intellettuali scritte da Fruttero e Lucentini. ( )