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Bruno Bettelheim (1903–1990)

Auteur van Het nut van sprookjes

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Over de Auteur

Bruno Bettelheim had remarkable success in treating deeply emotionally disturbed children. A pupil of Sigmund Freud, he was a vehement opponent of the operant conditioning methods of B. F. Skinner and other behaviorists. Austrian-born, Bettelheim came to the United States in 1939. Profoundly toon meer influenced by the year he spent in a German concentration camp during World War II, he reflects in his writings his sensitivity and knowledge of the fear and anxiety induced under such conditions. His famous Individual and Mass Behavior (1943), first published in a scientific periodical and then in pamphlet form, is a study of the human personality under the stress of totalitarian terror and concentration-camp living. Bettelheim sees a relationship between the disturbances of the concentration camp survivors and those of the autistic, or rigidly withdrawn, children whom he describes in The Empty Fortress (1967), because both have lived through extreme situations. The Children of the Dream (1969) describes with considerable enthusiasm the absence of neurosis in children brought up on kibbutzim in Israel in groups of other children and cared for by adults who are not their parents. Bettelheim believes that American ghetto children would benefit from this kind of experience in preference to the at best partial help of present programs designed to accelerate educational progress for the deprived. From 1944 to 1973, Bettelheim served as the principal of the Sonia Shankman Orthogenic School, a residential laboratory for the treatment of disturbed children at the University of Chicago. Up until his death in 1990, Bettelheim remained active in his scholarly pursuits, continuing to write about the nurturing of healthy children and devoting himself to improving the human condition. (Bowker Author Biography) toon minder
Ontwarringsbericht:

(yid) VIAF:73850092

(ger) VIAF:73850092

Werken van Bruno Bettelheim

Het nut van sprookjes (1976) 3,107 exemplaren
The children of the dream (1969) 182 exemplaren
Freud's Vienna & Other Essays (1989) 126 exemplaren
On Learning to Read (1981) 105 exemplaren
A Home for the Heart (1974) 49 exemplaren
The Art of the Obvious (1993) 44 exemplaren
Dialogues with mothers (1962) 38 exemplaren
Parents et enfants (1995) 6 exemplaren
Un autre regard sur la folie (1975) 2 exemplaren
Zeiten mit Kindern (1994) 2 exemplaren
Bettelheim Bruno 1 exemplaar
LIEU OU RENAITRE (1975) 1 exemplaar
Satujen lumous 1 exemplaar
Masalların Büyüsü (2019) 1 exemplaar

Gerelateerde werken

Assistent van Mengele patholoog-anatoom in Auschwitz-Birkenau (1960) — Introductie, sommige edities1,243 exemplaren
The Classic Fairy Tales [Norton Critical Edition] (1998) — Medewerker — 1,010 exemplaren
The Random House Book of Fairy Tales (1985) — Introductie — 476 exemplaren
Koning Matthijsje de Eerste (1923) — Introductie, sommige edities362 exemplaren
Frederick's Fables : A Treasury of 16 Favorite Leo Lionni Stories (1986) — Introductie, sommige edities323 exemplaren
Reader in Comparative Religion: An Anthropological Approach (1958) — Medewerker — 209 exemplaren
Man Alone: Alienation in Modern Society (1962) — Medewerker — 141 exemplaren
Soul: An Archaeology--Readings from Socrates to Ray Charles (1994) — Medewerker — 101 exemplaren
The Third Reich of Dreams (1966) — Medewerker, sommige edities67 exemplaren
Reclaiming the Inner Child (1990)sommige edities64 exemplaren
I Didn't Say Goodbye: Interviews with Children of the Holocaust (1980) — Nawoord, sommige edities51 exemplaren
Moral Education: Five Lectures (1970) — Medewerker — 20 exemplaren
The Walker Book of Fairy Tales (1985) — Introductie — 11 exemplaren
PAZZIA DEGLI ALTRI (1973) — Voorwoord — 1 exemplaar

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The book describes the story of the children born and raised communally in an Israeli kibbutz.
 
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PendleHillLibrary | Mar 22, 2024 |
Original Titel: On Learning to read- The Child's fascination with meaning
 
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betty_s | Sep 7, 2023 |
Nel caso di questo saggio da titolo “Un genitore quasi perfetto” (1998) appare chiaro che, per la specificità del tema che esso affronta, il mio è veramente solo un suggerimento di lettura, balzando all’occhio la mia incompetenza nel poter offrire un’analisi critica dei contenuti, e dovendomi quindi limitare a considerazioni sulla fluidità della scrittura o sulla facilità o meno di comprensione.

Tutto ciò perché l’autore, Bruno Bettelheim, qui tradotto da Adriana Bottini, è stato un illustre psicologo dell’infanzia, autore di numerose opere sull’argomento e “esperto” dell’autismo. Tuttavia, il personaggio, che è mancato nel 1990, non è esente da polemiche, in primis quella del paradosso che opponeva la sua idea sulla scarsa utilità, se non sulla lesività, di un approccio educativo basato sulla punizione, al fatto che, negli anni successivi alla sua morte, sia emerso che nel suo Istituto di Chicago si facesse largo ricorso alle punizioni per mantenere la disciplina. Non ho modo, chiaramente, di confutare tale notizia. Resta comunque il fatto che i suoi libri hanno sempre goduto di buona reputazione e che l’ambiente professionale in cui egli orbitava non è certamente facile o esente da rivalità, pettegolezzi, calunnie. Dopo aver superato un’ischemia, il 13 marzo 1990, nel giorno in cui si celebra l’anniversario dello Anschluss, è morto suicida a Silver Spring.

E dire che Bruno Bettelheim di ambienti ostili ha una certa esperienza, poiché in quanto ebreo viennese, nel 1938 visse sulla sua pelle l’esperienza della deportazione e del lager nazista. Scampato agli orrori dei campi di concentramento di Dachau e di Buchenwald, emigrò negli Stati Uniti nel 1939. La sua tragica esperienza fu trasferita nelle pagine del libro “Il prezzo della vita” (1960), in cui egli raccontò l’orrore del campo di sterminio subito durante il conflitto da milioni di deportati. Si tratta di un’esperienza che segna per sempre e che obbliga l’individuo a porsi delle domande, a fare riflessioni profonde e soprattutto a mettere in atto, a costruire dei meccanismi a difesa della propria integrità interiore.

“Il segreto” scrive l’autore nella sinossi di questo saggio, “sta nell'essere un genitore ‘quasi’ perfetto, cercare di comprendere le ragioni dei propri figli, mettersi nei loro panni, costruire con loro un profondo e duraturo rapporto di comunicazione emotiva e affettiva. Solo questo scambio paritario consente di riconoscere, affrontare e risolvere i problemi che via via si presentano nella vita quotidiana della famiglia: dalle collere e dai capricci ai terrori notturni della prima infanzia, dal rifiuto della scuola alle ribellioni adolescenziali, dalla questione della disciplina a quella delle punizioni, dalle prime esperienze e dal gioco sino alla costruzione dell'identità del bambino”.

Ammetto che quando presi tra le mani questo libro provai una certa inquietudine, anche perché ero a mezza via tra il primo ed secondo dei miei figli. C’era la curiosità morbosa di sapere se avevo fatto bene prima e se avrei potuto fare meglio poi, ma anche il timore di non comprendere fino in fondo l’assetto teorico e psicologico del libro che conta quasi 450 pagine (Universale Economica Feltrinelli). Credo mi abbia salvato scoprire che il titolo originale recitava “a good enought parent” ovvero “un genitore abbastanza buono” in cui la parola ‘abbastanza’ infonde una certa tranquillità, quasi già un’assoluzione al ruolo di genitore che esercitavo.

Il libro si legge bene. Si sforza Bettelheim di uscire dall’esoterismo accademico e riconoscere una platea interessata, ma non specialistica, desiderosa di imparare e di capire, ma senza doversi prendere necessariamente una laurea o cessare improvvisamente di essere quello che fino a prima della lettura si era. Qualche passaggio, lo ammetto, ha imposto, quando non meritato, una rilettura.

“Il genitore deve resistere all’impulso di cercare di costruire il figlio che lui vorrebbe avere, e aiutarlo invece a sviluppare appieno, secondo i suoi ritmi, le sue potenzialità, a diventare quello che lui vuole essere, in armonia con la sua dotazione naturale e come risultante della sua individualissima storia”.

C’è nel modo di classificare, ordinare ed esporre le cose qualcosa che ci fa immediatamente capire che si tratta di una sorta di bilancio professionale. Bettelheim tira le somme. Lo dice lui stesso che questo libro “rappresenta un po’ il condensato dei miei sforzi, portati avanti tutta la vita, per scoprire e verificare che cosa occorre per riuscire a crescere bene i nostri figli” e che quindi rappresenta un’attenta e profonda riflessione sul valore e sul significato delle dinamiche affettive nella crescita umana. Ci conferma, se ce ne fosse stato bisogno, che i nostri figli nei primi anni della loro vita costruiscono una propria identità partendo dalle identificazioni profonde che egli coglie nel suo recinto: condotte, modi di sentire e di pensare dei genitori, del mondo familiare, dell’ambiente sociale.

Il saggio è suddiviso in tre parti a loro volta segmentate in specifici soggetti: genitori e figli; lo sviluppo della personalità individuale; la famiglia, il bambino, la società. Le ultime pagine chiudono in degno modo questa lettura “desiderata”, altrimenti non comprerebbe il libro. Lo fanno perché entrano nel vivo di uno dei grandi dilemmi della genitorialità nel momento di passaggio tra le scuole che ancora chiamiamo elementari e le medie: non esiste Babbo Natale? Chi è il “vero” Babbo Natale, la Lepre di Pasqua. E il Diavolo.

E visto che è proprio il Diavolo a fare le pentole e non i coperchi sappiate che leggere questo saggio è utile, ma non ci basterà per essere un genitore quasi perfetto!
… (meer)
 
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Sagitta61 | 7 andere besprekingen | Jul 26, 2023 |
Very interesting and thought-provoking Freudian analysis of classic fairy tales. Used as a textbook in my Critical Theory class on psychoanalyzing fairy tales. I don't agree with everything Bettelheim professes, but it is cool to look at these classic stories in a way I haven't before.
 
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Reading_Vicariously | 29 andere besprekingen | May 22, 2023 |

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