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Vittorio Imbriani (1840–1886)

Auteur van Dio ne scampi dagli Orsenigo

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Werken van Vittorio Imbriani

Tagged

Algemene kennis

Geboortedatum
1840-10-27
Overlijdensdatum
1886-01-01
Geslacht
male
Nationaliteit
Italia
Land (voor op de kaart)
Italia
Geboorteplaats
Napoli, Campania, Italia
Plaats van overlijden
Pomigliano d'Arco, Campania, Italia

Leden

Besprekingen

> Babelio : https://www.babelio.com/livres/Imbriani-Dieu-nous-garde-des-Orsenigo/639173

> Contempteur féroce des modes littéraires, Imbriani nous propose ici avec ce roman, sa “Madame Bovary”, ainsi que le souligne le traducteur dans sa précieuse préface.
Danieljean (Babelio)
… (meer)
 
Gemarkeerd
Joop-le-philosophe | 3 andere besprekingen | Feb 19, 2021 |
La lingua è dell'Ottocento (nol diresti ned immagineresti mai) ma la satira è senza tempo. Superato quell'ostacolo è un vero spasso.
 
Gemarkeerd
icaro. | 3 andere besprekingen | Aug 31, 2017 |
Tra i suoi molti pregi, la satira non ha quello di saper resistere bene al passare del tempo: una considerazione di cui a chiunque sarà capitato di fare esperienza e che riduce l’efficacia di questo breve romanzo scritto dal napoletano Imbriani negli anni Settanta dell’Ottocento. Tante mode sono passate sotto i ponti da quando era in voga il romanzo romantico, tutto passioni e scavo psicologico, così che sarebbe difficile percepirne la messa in burla, se non fosse per le beffarde osservazioni che il narratore dissemina qua e là. Più evidente risulta invece il volersi allontanare dallo sciacquare i panni in Arno di manzoniana memoria: la lingua di Imbriani scoppietta e va per conto suo – con, in più, un profluvio di virgole messe apposta a capocchia – mentre i suoi personaggi sottolineano con orgoglio le proprie caratteristiche regionali. E’ allora quasi inevitabile che i più maltrattati finiscano per essere i toscani, tutti intenti a esprimersi con un fortissimo accento dialettale, al limite della caricatura, che ne rende i discorsi poco comprensibili: al confronto, napoletani e milanesi si punzecchiano in punta di fioretto. Il risultato è che lo scrittore finisce per fare da involontario precursore al più naturalistico romanzo italiano della fine del suo secolo ma, tutto sommato, deve anche essersi divertito parecchio a scrivere queste centocinquanta (scarse) paginette, in cui ne ha stivate di ogni – amore e tradimento, colpa e perdono, deboscia e sussulti d’orgoglio, freddezza e compassione più un duello all’alba (cioè, no, al tramonto) – andando a costruire una storia di annaffiatori annaffiati che, malgrado il tempo passato, riesce ancora a farsi apprezzare con un sorriso sulle labbra pur risultando la lettura non sempre scorrevole. A Napoli, Almerinda, moglie giovane di un anziano giudice, vuol lasciare l’amante Maurizio e utilizza come ambasciatrice l’amica Radegonda – i nomi sono davvero notevoli - appena giunta da Milano. Missione compiuta, ma la messaggera s’infatua e, quando reincontra l’uomo all’ombra del Duomo, lo seduce solleticandone la vanità: Maurizio preferirebbe le sartine, ma non resiste, non immaginandosi però che ‘la’ Radegonda ha intenzione di mollar la famiglia, inclusa una figlia ancor piccola, piuttosto che lui. Di qui la fuga a Firenze e un rapporto sbilenco che la donna si ostina a credere vivo, mentre l’amante la considera una palla al piede senza però il coraggio di metterlo in chiaro, ma solo limitandosi a lunghi – e assai divertenti – soliloqui borbottati senza costrutto. Ricompaiono anche Almerinda, nel frattempo diventata vedova, assieme alla famiglia abbandonata e così tutti i personaggi hanno modo di veder la loro prospettiva iniziale ribaltata esattamente come, per paradosso, fa l’autore del comune sentire stimando il rapporto fra adulteri più soffocante di quello fra gli sposi. Se Imbriani trova diletto nel sottolineare a fini umoristici tutto ciò assieme alle caratteristiche regionali, le sue figure sono comunque accomunate dall’estrazione sociale benestante, da uno sfondo di ipocrisia e dal non voler vedere le cose come stanno, anche se a volte l’espressione di un affetto disinteressato in qualche modo le riscatta. Da notare che, nella mia edizione acquistata assieme a L’Unità una vita fa, il romanzo è accompagnato da una ‘introduzione’ di Manlio Santanelli che è più che altro uno spigliato e divertente racconto che narra dell’attrazione del protagonista per le donne affette da qualche menomazione fisica.… (meer)
 
Gemarkeerd
catcarlo | 3 andere besprekingen | Apr 23, 2015 |
In netta contrapposizione con l’epopea del romanzo romantico di cui i Promessi Sposi sono l’emblema, in questo breve romanzo dal carattere per certi versi grottesco, Imbriani contribuisce a porre le basi per i successivi movimenti letterari della fine dell’ottocento, il naturalismo ed il verismo. La storia è una di quelle che intrigano il lettore, ci sta tutto, sesso, amore, orgoglio, alcool, ingredienti che fanno buona ogni ricetta dalla cottura di Liala in su. Un ufficiale di cavalleria, Maurizio Della morte, ha una relazione sentimentale a Napoli con l’Almerinda, una donna sposata che vive con grande tumulto il tradimento del marito. La sua migliore amica, la Redegonda Orsenigo va a parlare con l’uomo invitando a lasciar perdere per evitare un disastro famigliare. La scena si sposta, quindi, a Milano dove l’Orsenigo incontra Maurizio e ne diventa, a sua volta, l’amante. Ma questa volta le cose vanno diversamente, la donna vuole di più e non esita a lasciare il marito per abbracciare in una trappola mortale il povero uomo. Tre spunti su tutti: la riflessione sulla differenza tra la parlata tra i meridionali che avendo un tono di voce più elevato si sentono di più, ma parlano molto meno dei veneti e dei toscani nei cui confronti siamo piemontesi; l’espressione di Maurizio quando l’Orsenigo gli racconta di aver lasciato il marito per lui, per la quale l’italiano, che certo non difetta di vocaboli energici, non è sufficiente; il consulto dei dottoroni chiamati a valutare i danni sofferti da Maurizio in occasione del duello, trecento anni in quattro, “collezione, presso a poco compiuta, delle umane infermità, che lucravano dalle trentamila lire annue per uno ma che, per gli effetti della legge sulla ricchezza mobile, avevano dichiarato ciascun meno di duemila lire d’introito personale”.… (meer)
½
 
Gemarkeerd
grandeghi | 3 andere besprekingen | Dec 24, 2014 |

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