L'ultima caccia è uno di quei romanzi che si consiglia a chi da ragazz* ha letto e riletto i libri di Mark Twain. Joe Lansdale non ci racconta niente di nuovo, ma che goduria ritrovare quell'atmosfera e quella voglia di avventura!

Aggiungete ai ricordi di gioventù anche uno scrittore che sa come raccontare una bella storia e non riuscirete a staccarvi da L'ultima caccia, anche se sapete benissimo come andrà a finire. Non importa: il bello di una bella storia sta proprio nel modo in cui viene raccontata, nelle parole che vengono usate, nel folklore che la colora e nella tensione che provoca indipendentemente da quante volte sia stata raccontata.

Joe Lansdale lo sa. Lo sa talmente bene da aver inserito il concetto anche in questo romanzo. Richard e Abraham sono stati i protagonisti della loro storia: eppure, quando un buon narratore come Zio Pharaoh la racconta, non possono fare a meno di ascoltarla. Per l'ennesima volta. ( )

I put off reading this one for a long time because, I figured, how good could a book about a wild hog be?

Here's the answer: it's good. Damned good. As good as cornbread right out of the oven but as thrilling and scary as your first kiss when your girl's father is in the next room.

Lansdale is our era's Mark Twain, and this is another worthy entry to his Depression-era stories. ( )

Quanto è evidente il talento di Lansdale nel descrivere avventure di adolescenti che iniziano a comprendere le difficoltà della vita e la crudeltà della natura!
Il giovane protagonista e un coetaneo di colore suo amico si impegnano in una battuta di caccia allucinante. È un'impresa ai limiti per due ragazzi che devono lottare non solo con una belva mostruosa e astuta, ma anche con il terrore che gli infonde, e ne sono costretti a ricorrere a un odio viscerale e ad un coraggio molto superiore alla loro età.
Lo stile di Lansdale illumina tutto il racconto e con mano ferrea costringe il lettore a divorare col fiato sospeso la battaglia finale. ( )