Tra la realtà e la leggenda, meglio pubblicare la leggenda: il ribaltamento nascosto nelle tavole conclusive (il consiglio è di non sbirciare) del balenottero bonelliano non può non condurre a una simile considerazione giustificando (se così si può dire) al contempo le forzature e le licenze poetiche presenti nel resto della vicenda. Vicenda che il rodigino Masiero ingarbuglia attraverso una serie di flashback e flashforward che costringono il lettore a un supplemento di attenzione, ma vanno a costituire un quadro d’assieme proprio grazie al finale: andando avanti e indietro nel tempo, si racconta la storia di due uomini, il primo in bilico tra due culture perchè rapito dai Cheyenne da bambino e riportato tra i bianchi dalle giacche blu e il secondo che va alla sua ricerca rinunciando alla propria vita. Il tutto sullo sfondo di un mondo che sta morendo: non solo quello delle tradizioni native spazzate via dall’uomo bianco, ma anche l’universo del western classico rappresentato dall’epopea della frontiera che si va spegnendo con l’avvicinarsi del Ventesimo secolo. Lo svolgimento è ricca di richiami ai classici del genere – in special modo a ‘Piccolo grande uomo’ – ma mantiene una personalità definita che si esplica in un avvio davvero avvincente e perde qualche colpo per strada più per la necessità di dilatare situazioni e numero di personaggi che per le varie prospettive temporali. Di analoga importanza è la conferma del bel tratto di Valdambrini: i suoi disegni accompagnano in maniera dinamica l’azione raggiungendo livelli di notevole efficacia soprattutto nei quadri d’insieme e nei campi lunghi quando non lunghissimi. ( )