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Penelope alla guerra (BUR OPERE DI ORIANA…
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Penelope alla guerra (BUR OPERE DI ORIANA FALLACI) (Italian Edition) (origineel 1964; editie 2010)

door Oriana Fallaci (Auteur)

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1386199,872 (3.81)Geen
Lid:jose.pires
Titel:Penelope alla guerra (BUR OPERE DI ORIANA FALLACI) (Italian Edition)
Auteurs:Oriana Fallaci (Auteur)
Info:BUR (2010), 276 pages
Verzamelingen:Jouw bibliotheek, Verlanglijst, Aan het lezen, Te lezen, Gelezen, maar niet in bezit, Favorieten
Waardering:
Trefwoorden:Geen

Informatie over het werk

Penelope trekt ten strijde door Oriana Fallaci (1964)

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“…poiché colui che ti ama non fa che nutrirsi di te, di ciò che hai di meglio, e giorno per giorno ti consuma, ti deruba, finché resti un guscio vuoto cui hanno succhiato i segreti, la linfa, la vita.”

Terzo libro di Oriana Fallaci edito sempre con i tipi della Rizzoli e questa volta al suo esordio con un romanzo.
Pur negando lei stessa valenze autobiografiche in questo libro non mi sento comunque di escluderle del tutto a cominciare dal titolo stesso che, oltre a esortare le tante Penelope a lasciare la tela per farsi avanti a dare battaglia in un mondo maschiocentrico, allude chiaramente anche a se stessa e al suo modo anticonformista di porsi nella vita e nel lavoro.
Se non è autobiografico, il libro in questione, è sicuramente rappresentativo dell’Oriana pensiero avendo al suo interno molte delle idee e delle battaglie portate avanti dalla Fallaci negli anni, cose che, scritte in un romanzo del 1962 fanno capire anche quanto fosse avanti la giornalista con le sue idee sempre molto ben delineate.
Si comincia con New York, metropoli in cui è ambientato il romanzo e dove, nelle accurate descrizioni, sia della città che della società americana dell’epoca, si possono leggere le linee guida che determineranno nel futuro la sua scelta di viverci.
Il tema dell’emancipazione femminile è senz’altro quello più sentito dalla scrittrice, che con continui richiami all’autodeterminazione lo tiene sempre in primo piano, ma attenzione a stereotiparla troppo, perché quando meno te lo aspetti ecco un preciso richiamo a valori classici, come dire, emanciparsi non significa certo gettare alle ortiche tutto un universo…

“il successo non giustifica una vita. Ci ho messo ventisei anni a capirlo ma ora, per la miseria, l'ho capito. L'unico modo per diventare qualcuno, se nasci donna, devi amare un uomo. Sono una creatura normale. Desidero ciò che desiderano le donne normali: un marito e dei figli."

Quello che comunque è il tema centrale della storia e che sarà analizzato, nel senso letterale proprio della parola, è la ricerca di un rapporto di coppia che assume caratteri già sfumati fin dall’inizio, un percorso difficile che porterà la protagonista a vivere situazioni ambigue e personalmente distruttive dando contemporaneamente un immagine più vera di quello che era allora il falso mito americano.

“Né una lettera potrà mai bastare a diminuire la tua amarezza, a correggere l'idea che ti sei fatta dell'America conoscendo due tipi come me e come Dick, a spiegarti che l'America che non hai conosciuto è migliore: più banale e migliore, più noiosa e migliore, più ottusa e migliore; un'America che crede nella lealtà, nella moralità, nella libertà: a un punto tale da lasciare indisturbati i tipi come me, come Dick e come te; un'America che può sopravvivere alla grande catastrofe nell'imminenza della quale noi, creature immeritevoli di sopravvivere, ci siamo incontrati e ci siamo fatti la guerra.”

Alla fine la protagonista della storia, pur nella sua fiera autodeterminazione femminile, non ne uscirà del tutto bene e credo che questo sia stato un preciso messaggio di Oriana Fallaci teso a indicare che, nella vita puoi lottare per tutto e contro tutti, vincere o perdere, senza che nessuno possa autorizzarti a pensare che in conclusione non ci sia comunque un prezzo da pagare.

“Avanti, purissima donna latina, perché non piangi? Siete così brave a piangere, voi: più brave di Dick. O forse non ti riesce? Le tue ciglia sono asciutte come le foglie di un albero su cui non è mai piovuto. Scommetto che non sai nemmeno quale sapore abbia una lacrima. Dimmi: è dolce o salata? Inghiottì, decisa a non piangere. Non lo sapeva, non voleva saperlo. Non aveva tempo da perdere in pietà per se stessa o considerazioni ormai inutili. Non era lei che aveva scelto il vestito da uomo... Non era lei: però lo indossava e non avrebbe potuto cambiarlo perché non si può andare contro ciò che decide il Giocatore Invisibile senza chiederti se sei o non sei d'accordo con lui.”

Resta il dato di fatto che questo romanzo della Fallaci, nel suo complesso, presenta temi molto all’avanguardia per i tempi nel quale è stato pubblicato e anche se non si può affermare con sicurezza che sia stata tra le prime a parlarne è invece sicuro che il suo modo di affrontare questi temi sia stato molto più dirompente e diretto di altri, come d’altronde la obbligava la sua natura stessa…

P.S. Prossima puntata
“Gli antipatici”
Ma sempre con calma… :) ( )
  barocco | Jun 2, 2017 |
Bel romanzo, onestamente credevo peggio. Storia banale ma scritta bene (ovvio), senza voli pindarici ma ben svolta. Non credevo, in tutta onestà.... ( )
  sbaldi59 | Jan 4, 2017 |
Bellissimo, incredibile che il libro sia stato scritto in 1962... 'e ancora attualissimo. ( )
  albamr | Jun 28, 2013 |
La tribù dove vivi non sa cosa farsene dei martiri e degli eroi. Essi vanno contro le regole, essi turbano la coscienza dei semplici, essi sono i pazzi in un mondo di savi. Devi tacere o mentire se non vuoi spaventarli. L’immediatezza di questo libro è tale che lo ho letto praticamente senza interruzione. È bello ritrovare l'energia straordinaria di questa donna, unita al desiderio di libertà, di non doversi uniformare, standardizzare; ritrovarla in Giò, la protagonista di questo libro che vuole vivere la sua vita, che deve seguire le sue regole e non adattarsi ad un copione già scritto da altri. Mette addosso un po' di nostalgia e tristezza rivedere come l'Italia del libro, fine anni '50, non fosse ancora appiattita sullo standard banal-popolare statunitense. È buffo vedere come tutte quelle "stranezze americane" sono ormai, da anni, entrate nella nostra consuetudine. È strano che si riesca sempre a prendere il peggio dalle altre culture. ( )
  SergioPerkunas | Apr 10, 2013 |
Mi è piaciuta tanto la storia di Giò, una Penelope moderna, che anziché tessere la tela in attesa del suo uomo, ricopre il ruolo che fu di Ulisse. Coraggiosa e determinata parte lei per il suo viaggio interiore. Parte per New York, alla ricerca della sua identità, in una società - quella americana - che le si rivela maschilista e succube delle convenzioni sociali. Si immerge in un triangolo amoroso in cui agli altri due vertici ci sono due uomini che nascondono una verità molto amara che riporterà Giò in Italia, dove la protagonista, comunque, non riuscirà più a sentirsi a casa. ( )
  masole | May 30, 2011 |
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