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(242)
Dunsany, ossia l’abbecedario del genere fantasy...
Vengano, signore e signori che in qualche modo sono stanchi di Londra, vengano con me anche coloro che sono arcistufi del mondo che conosciamo: perché abbiamo nuovi mondi, qui.
(7)
Quale non fu la loro gioia, anche in quel pericoloso frangente, mentre si nascondevano fra il guardiano e l’abisso, scoprendo che lo scrigno conteneva quindici odi incomparabili in strofe alcaiche, cinque sonetti di gran lunga I più perfetti del mondo, nove stupende ballate in stile provenzale che non avevano eguali nelle antologie degli uomini, una poesia dedicata a un lepidottero in ventotto stanze perfette, un frammento di oltre cento versi sciolti talmente sublimi che non potevano essere stati scritti da un uomo, e da ultimo quindici liriche che nessun mercante avrebbe osato prezzare.
(23-4)
E quanto alla donna – chi mai potrà conoscerla? - il suo fato è scritto, come quello dell’uomo, da divinità incuranti e indifferenti, I cui volti scrutano altre sfere.
(41)
Tutti sapevano a Merimna che le figure allineate lungo I bastioni erano soltanto statue di pietra, eppure una speranza albergava in alcuni che un giorno gli antichi eroi sarebbero ritornati, perché nessuno li aveva mai visti morire.
(142)
Si deve sapere che nel paese degli Elfi i colori sono molto più intensi dei nostri e che l’aria stessa brilla di una tale profonda luminosità che tutto ciò che si vede ha qualcosa dell’aspetto dei nostri alberi e dei nostri fiori, riflessi in acqua, nel mese di giugno.
(287)
Ho detto che il tempo non esisteva in Elflandia. …
In quella eterna bellezza sognante, in quell’atmosfera dolcissima, non esiste né cambiamento, né decadenza, né morte, nulla e nessuno cerca la felicità nel movimento, nel cambiare o in cose nuove, ma nell’estasi della continua contemplazione di tutta quella magnificenza che esiste da sempre, con la stessa intensità di quando venne creata per virtù di incantesimi e di poesia.
(307)
“Vi darei più volentieri una formula contro l’acqua per assetare il mondo, piuttosto che contro il canto degli uccelli che la sera ascolta, appena mormorato sui crinali di una collina, troppo fioco per orecchie troppo sveglie, un canto che vive nei sogni e di sogni, che ci narra di antiche guerre e di perduti amori degli spiriti dei fiumi.
(424-5)
Nella sala architettata con raggi di luna, sogni, musica e miraggi, Lirazel si inginocchiò...
(429)
E le parole della formula avevano il suono di un’orchestra di violini, nascosta nel folto di un bosco, formata da maestri scelti da molto tempo, a mezzanotte di una notte d’estate, con uno strano chiarore lunare e l’atmosfera piena di bizzarrie e di misteri, come se ridestasse, suadente e inconoscibile, tutte le cose che vanno oltre la saggezza umana.
(432)
...Tennyson:
Non dentro il mondo attivo ma neppure
di là da esso sta il giardino che amo.
(463)
( )