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A Time to Kill (1947)

door Ennio Flaiano

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2146126,302 (3.56)3
In this novel, first published in Italy in 1947, a chance encounter and an accidental shooting leave a young woman dead and a young soldier attempting to reason away responsibility and assuage his guilt.
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"Tempo di uccidere" è un romanzo dello scrittore italiano Ennio Flaiano, pubblicato per la prima volta nel 1947. Il libro è ambientato in Africa durante il periodo coloniale italiano degli anni '30 e segue la storia di un giovane ufficiale italiano di nome Silvestri, che viene inviato in Africa Orientale per combattere contro le truppe etiopi. Durante il suo soggiorno in Africa, Silvestri assiste a una serie di atrocità commesse dai soldati italiani contro la popolazione etiope e si trova a dover affrontare la questione morale di dover seguire gli ordini del suo superiore o di seguire la sua coscienza e agire di conseguenza.

Il romanzo di Flaiano affronta temi come l'ambiguità morale, la violenza, la solitudine e l'alienazione, e rappresenta una critica al colonialismo italiano e alla mentalità che lo ha sostenuto. La prosa di Flaiano è nota per la sua precisione e la sua capacità di catturare l'essenza della vita umana con un linguaggio semplice e diretto. "Tempo di uccidere" è considerato uno dei capolavori della letteratura italiana del XX secolo, ed è stato lodato per la sua profondità psicologica e la sua capacità di far riflettere sulle conseguenze delle azioni umane. Il libro è stato adattato per il cinema nel 1989, con la regia di Giuliano Montaldo e con protagonisti Nicolas Cage e Ricky Tognazzi.

Oltre alla critica al colonialismo italiano e alla denuncia della violenza perpetrata contro la popolazione etiope, "Tempo di uccidere" affronta anche altri temi importanti. In particolare, il romanzo di Flaiano esplora la psicologia del protagonista, il giovane ufficiale Silvestri, e la sua lotta interiore contro la propria coscienza. Silvestri è costretto ad affrontare la realtà della guerra e delle atrocità che vengono commesse in nome del colonialismo, e deve confrontarsi con la propria umanità e la propria morale.

Un altro tema importante affrontato nel libro è la solitudine e l'alienazione. Silvestri si trova in un ambiente ostile e lontano dalla propria terra, e deve fare i conti con la mancanza di affetti e di relazioni significative. Questa condizione di solitudine e disconnessione contribuisce ad accentuare il suo senso di disagio e la lotta contro la propria coscienza. "Tempo di uccidere" esplora anche il tema dell'identità. Questa riflessione lo porta a interrogarsi sul significato del concetto di nazione e sulla natura della guerra. Un romanzo complesso e ricco di temi, che affronta questioni importanti come la morale, la psicologia umana, la solitudine, l'alienazione e l'identità. Le conseguenze della lotta interiore di Silvestri sono molteplici e complesse. ( )
  AntonioGallo | Jul 4, 2023 |
Un libro spiazzante, fatto di simbolismi e particolari sfumati.
Lo notiamo innanzitutto nell'ambientazione, perché l'Africa non è mai descritta nella sua realtà ma solo come una terra ostile ed estranea, abitata da indigeni assuefatti alla sottomissione. Gli stessi soldati italiani non sono personaggi a tutto tondo ma poco più che tipi umani, atti a rappresentare varie declinazioni del ruolo dell' invasore (il trafficone paternalistico, il cinico indolente e via di questo passo). E' evidente che dietro questa impostazione narrativa si nasconde una critica feroce alla colonizzazione ma il romanzo non si esaurisce solo in questo, anzi uno dei lati più interessanti è proprio l'oscillare continuamente tra l'universale e il particolare. La vicenda del protagonista infatti è allegoria della guerra ma anche un viaggio introspettivo nella mente umana.
Il pretesto di trama è l'uccisione di una donna africana da parte di un tenente qualsiasi, che tormentato dai rimorsi e dalla paura compirà una serie di scelte sempre più assurde e stranianti. Paradossalmente sono proprio i suoi flussi di coscienza la cosa più viva e concreta del libro, mentre la realtà che lo circonda viene percepita quasi come un sogno, continuamente rimodellata dalle sue sensazioni; l'esempio lampante è la malattia, che sembra quasi una manifestazione fisica dei suoi tormenti interiori. Il finale rimarca questo contrasto, perché dimostra come nulla sia davvero cambiato fuorché nell'animo del protagonista.
Un'opera del genere è indubbiamente di pregio, ma secondo me sull'altare della profondità di contenuti ha sacrificato un po' della piacevolezza che dovrebbe avere ogni romanzo, a prescindere dalla qualità. Ne risulta un testo denso di riflessioni ma mai veramente coinvolgente. ( )
  Lilirose_ | Jun 6, 2023 |
In un'Africa spogliata di ogni esotismo e folclore, un tenente dell'esercito italiano vaga alla ricerca di un medico, guidato dal mal di denti. Si allontana dal campo, rimane solo, si perde. È così, per caso, che cominciano le avventure del protagonista di "Tempo di uccidere", indubbiamente il capolavoro di Ennio Flaiano. Un susseguirsi di casi fortuiti e banali crea le condizioni per le avventure del protagonista, un antieroe solitario che del caso diventa prigioniero e schiavo, tanto da arrivare a credere che la propria storia non sia nient'altro che il compiersi di un destino prescritto. Perché alla fine, in qualche modo, da ogni circostanza sembra scaturirne un'altra: un incidente, l'incontro con Miriam, l'amore, lo spettro di un omicidio e quello della lebbra. Tutto appare concatenato, tutto concorre a trascinarlo in una cupa crisi esistenziale.
  kikka62 | Feb 4, 2020 |
Il “tempo di uccidere” menzionato nel titolo fa ovvio riferimento allo stato di guerra (nel caso specifico la campagna di Abissinia del 1936), tuttavia nel romanzo di Flaiano non compaiono né le situazioni attive, né le motivazioni ideologiche che ad esso sono comunemente associate.
La guerra qui ha una dimensione simbolica, affatto priva di ogni compiacimento cronachistico o implicazione eroica: è uno stato d’animo individuale di ottusa prevaricazione e istinto di sopravvivenza, è caldo estenuante che rallenta i movimenti e indebolisce la volontà, paesaggi immobili, talora lastricati di cadaveri in decomposizione di uomini o di animali, giornate lente, disagio, angoscia, noia, vuoto interiore…
Anche il protagonista, un giovane ufficiale italiano, non ha nulla dell’eroe, al contrario si trova a vivere un’avventura insolita e raccapricciante per puro caso, per una successione fortuita di circostanze banali.
Tutto è immotivato e gratuito, anche l’omicidio; e sarà sempre il caso a ricomporre ogni cosa nel finale, facendo apparire quasi necessario perfino il male perpetrato dall’uomo e inesistente il rimorso per averlo commesso.
La prosa tersa e incisiva di Flaiano si fa strumento impietoso per scandagliare fino nelle pieghe più segrete la psicologia del protagonista-narrante, che da quella esperienza uscirà incolume e impunito, ma innegabilmente annientato nella sua dignità di uomo.

Splendido anche il film che ne è stato tratto, con la regia di Giuliano Montaldo e Nicolas Cage come protagonista. ( )
  Ginny_1807 | Aug 23, 2013 |
La guerra ti porta in un posto diverso. Ti confronti con un popolo con un'altra concezione del tempo. Poi, la paura del diverso, e l'attesa: del castigo per una colpa che ne genera altre, del nemico che quasi non c'è, di un ritorno che diventa impossibile. Non è un racconto di guerra, è una metafora sulla guerra. ( )
  RobbieB | Jul 9, 2012 |
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… tempo di uccidere e tempo
di sanare; tempo di…


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Ero meravigliato di essere vivo, ma stanco di aspettare soccorsi.
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