Un grupo de casas apretujadas alrededor de un pequeño puerto pesquero normando, un muelle dominado por el Caffè della Marina, el punto central de la trama, la modesta casa en el acantilado donde vive Marie, la protagonista, y, al fondo, la ciudad. de Cherburgo: estos son los lugares muy simenonianos donde transcurre la historia de esta novela de 1938, que Simenon sentía especial predilección, como revela su correspondencia con Gide

A pleasant little non-Maigret novel from the late 1930s, with Simenon enjoying himself in his favourite kind of (non-Parisian) setting, a café in a small fishing port in Normandy. This time it's Port-en-Bessin, near Bayeux, which — unusually — appears under its own name.

Odile returns home to Port-en-Bessin for her father's funeral, accompanied by her boyfriend the Cherbourg café-proprietor Chatelard. She's enjoying the chance to shock her old neighbours and show off her flashy lover and his motor car, but it turns out to be a bad move, because Chatelard suddenly takes a fancy to Odile's younger sister Marie. She's not willing to leave Port and her job in the Café de la Marine, however, so Chatelard finds himself buying a fishing boat to re-equip as an excuse to keep visiting the village.

A pleasant, lightweight romance with a lot of interesting social observation of the life of a 1930s fishing community and a strong female character driving the plot. Nothing special, but fun.

Marcel Carné made a film version of this in 1950, with Jean Gabin as Chatelard. ( )

Un grappolo di case strette attorno a un piccolo porto di pescatori normanni, un molo sul quale si affaccia il Caffè della Marina, centro focale dell’intreccio, la modesta casa sulla scogliera dove abita Marie, la protagonista, e, sullo sfondo, la città di Cherbourg: sono i luoghi, quanto mai simenoniani, dove si svolge la vicenda di questo romanzo del 1938, a cui Simenon teneva particolarmente.

Simenon è un ritrattista eccezionale, capace di dare profondità e tridimensionalità a personaggi con poche pennellate precise e perfette; tuttavia la bellezza e l’oscurità della “Marie del porto” avrebbe meritato una conclusione più articolata e non convenzionale.
“Ma nessuna capiva che cosa ci fosse negli occhi della Marie, che era sempre stata un’acqua cheta”.
Il lettore, però, si accorge che con il suo atteggiamento si rivela una donna fuori del comune, forte e determinata come poche. E’ come se custodisse dentro sé una corrente sottomarina travolgente nascosta da una superficie d’acqua immobile.
La capacità di Simenon di inchiodare il lettore al libro resta costante. ( )