Laura Bosio

“È incredibile come nessuno vada d’accordo con l’altro; le rivalità provinciali e cittadine sono accesissime, come pure la reciproca intolleranza; i ceti sociali non fanno che litigare, e tutto ciò con una passionalità che sembra tutti i giorni recitino una commedia”

Queste belle cose qua sopra le annotava Goethe nel suo diario a margine delle meraviglie viste e visitate nel suo viaggio in Italia compiuto nel 1786. Parole che, oltre a segnare definitivamente l’avvento del mito cialtronesco italiano, ci dicono pure che neanche un fine letterato come lui seppe resistere alla subdola tendenza dello spettegolamento…
Ma non divaghiamo.
Come dice il sottotitolo del libro, si tratta di una raccolta di documenti di vario genere dove a essere rappresentata non è l’Italia cialtrona descritta dallo stimatissimo letterato tedesco, ma quella migliore, quella che ha saputo distinguersi in anni difficilissimi, quella che ha prodotto, nei secoli, uomini le cui idee sono state importanti per noi e per gli altri o più semplicemente, uomini che hanno creduto in un’idea d’Italia come nazione.
È chiaro che si stanno leggendo brani di letteratura su persone che meriterebbero soprattutto libri dedicati, ma è anche vero che una sola vita non potrà mai bastare per leggere tutto quello che vorremmo, per cui, di qualcuno, andrà bene leggere anche in questo modo, almeno per me…
Sono molte le testimonianze riportate, che in genere trattano aspetti meno conosciuti del personaggio, prima con una presentazione e poi con il documento in questione, che si tratti di lettere, pagine di diario o altro.
Di seguito due esempi di lettere, tra familiari, di due tra i personaggi meno conosciuti, da me chiaramente, di questa raccolta:

La prima è una lettera dal carcere, del 18 settembre 1936, di Vittorio Foa, detenuto politico antifascista che risponde al padre sulla guerra di Spagna, da poco iniziata e sulle cause che l’hanno generata.

“se, per ipotesi impossibile, il mondo dovesse essere governato da uomini di specchiata virtù, che conducessero la politica col metro della loro moralità privata, in capo a poche settimane sarebbero successi tali massacri da far odiare per secoli lo stesso nome della virtù. In politica non si chiedono uomini virtuosi, bensì capaci; non azioni morali, bensì azioni convenienti.”

Ancora una lettera, di Giaime Pintor, studioso di letteratura tedesca, al fratello, del 28 novembre 1943, in cui argomenta sul momento storico e sulla necessità che tutti intervengano, anche se non ci si sente all’altezza, per riprendere in mano i propri destini. Morirà giovanissimo in seguito all’esplosione di una mina.

“oggi sono riaperte agli italiani tutte le possibilità del risorgimento: nessun gesto è inutile purchè non sia fine a se stesso. Quanto a me, ti assicuro che l’idea di andare a fare il partigiano in questa stagione mi diverte pochissimo; non ho mai apprezzato come ora i pregi della vita civile e ho coscienza di essere un ottimo traduttore e un buon diplomatico, ma secondo ogni probabilità un mediocre partigiano. Tuttavia è l’unica possibilità aperta e l’accolgo.”

Tante altre testimonianze si accavallano in questi documenti da Alberto Moravia a Annamaria Ortese, da Arturo Toscanini a Elsa Morante tutte interessanti e significative pur nella loro brevità e soprattutto unite da un’unica denominazione comune: l’Italia…… (meer)