Gianni Berengo Gardin
Auteur van Gianni Berengo Gardin
Over de Auteur
Fotografie: Gianni Berengo Gardin
Werken van Gianni Berengo Gardin
Venise des saisons 3 exemplaren
Gianni Berengo Gardin Portfolio 2 exemplaren
Cose mai viste. Fotografie inedite. Ediz. illustrata 2 exemplaren
Dentro le case 1 exemplaar
Rivista IBM n.3 1972 — Fotograaf — 1 exemplaar
Du 650: Italia bella. Ein Jahrestagebuch 1 exemplaar
Tra città e città: Cinisello Balsamo 1 exemplaar
Il giardino del tempo 1 exemplaar
GIANNI BERENGO GARDIN 1 exemplaar
IL BORGO DI SAN FRUTTUOSO DI C 1 exemplaar
Il recupero del centro storico. Il laboratorio di quartiere: una ipotesi per Cagliari — Fotograaf — 1 exemplaar
Spazi dell'uomo 1 exemplaar
Puglia 1 exemplaar
La mia Venezia 1 exemplaar
toscane 1 exemplaar
immagini inedite 1 exemplaar
Comunque Italia: Presentazione di Frederico Zeri 1 exemplaar
Leopardi. La biblioteca La casa L'infinito 1 exemplaar
Viaggio in Gran Bretagna 1 exemplaar
Gerelateerde werken
Atlante enciclopedico touring. Volume 5, Storia moderna e contemporanea (1990) — Fotograaf — 22 exemplaren
Atlante enciclopedico Touring. Volume 4, Storia antica e medievale (1989) — Fotograaf — 15 exemplaren
Tagged
Algemene kennis
- Geboortedatum
- 1930-10-10
- Geslacht
- male
- Geboorteplaats
- Santa Margherita Ligure, Italy
Leden
Besprekingen
Misschien vindt je deze ook leuk
Gerelateerde auteurs
Statistieken
- Werken
- 43
- Ook door
- 2
- Leden
- 107
- Populariteit
- #180,615
- Waardering
- 4.4
- Besprekingen
- 2
- ISBNs
- 34
- Talen
- 2
Al ritorno a Pinerolo trovo in libreria trovo il volume che la Contrasto ha dedicato quest’anno a Berengo Gardin. Non posso evitare di fare paragoni:
- I due innamorati stesi nella sabbia del lido catturati da Berengo Gardin nel 1958 e i due catturati dalla Weiss a Parigi nel 1950;
- Alcuni scorci della Venezia di Berengo Gardin ripresa nel ’60 e quella rapresentata dalla Weiss nel ’50;
- Il pranzo della domenica nel pioppeto di Berengo Gardin del ’68 e il ballo della domenica nel bosco che la Weiss fotografa in Portogallo nel 1954;
- E, infine, i malati psichiatrici fotografati nel ’68 da Berengo Gardin e quelli fotografati dalla Weiss nel 1951-1952.
L’approccio dei due fotografi sembra molto simile; forse in Berengo Gardin prevale il desiderio di documentare oggettivamente e con un po’ di distacco anche - e forse soprattutto - le situazioni in cui si sente partecipe (gli emigranti, per esempio, ritratti nelle stazioni, oppure gli operai ritratti sui posti di lavoro, o le proteste).
Nel lavoro del fotografo italiano si avverte chiaramente il desiderio di realizzare “buone” fotografie, capaci di comunicare chiaramente; in quelli della fotografa invece mi sembra di riconoscere il desiderio di realizzare fotografie “ben fatte”, curate, in cui, oltre alla sensibilità personale, emerga la professionalità dell’autore. Sembra quasi che la parola scelta per il titolo del libro italiano sottolinei la differenza tra i due, tra mestiere e professione.
Anche nei ritratti avverto una differenza. Quelli della Weiss, più di quelli di Berengo Gardin mi sembra che Certo mi sembra che i ritratti della Weiss, più di quelli di Berengo Gardin catturino maggiormente l’osservatore, lo facciano più facilmente entrare in rapporto con il soggetto ritratto sia che si tratti di Giacometti che di un giovane gitano ritratto ad Avignone. Con i ritratti di Berengo Gardin questo a me non succede e i soggetti mi sembrano distanti.
Un’altra cosa mi colpisce nel confronto. La Weiss si muove nel mondo e con curiosità osserva le persone ovunque si trovino. Berengo Gardin limita invece il suo sguardo all’Italia e in questo mi appare più provinciale, più chiuso, più limitato.
Infine trovo sgradevole il timbro che il fotografo italiano usa per etichettare le sue opere: “vera fotografia”. Ma che cosa è una “vera fotografia”? Quando l’osservazione è veramente e assolutamente oggettiva e vera? Mi sembra che in questo modo ci venga rivelata una debolezza e un limite: l’incapacità di sostenere pacificamente il proprio personale punto di vista - un punto di vista necessariamente soggettivo. In assenza di questa capacità l’Autore ricorre a un dogma, a un’affermazione solo apparentemente indiscutibile che altro non è se non un’etichetta.… (meer)