Vittorio Meloni

Si parla sempre della crisi dei media. Ma i dati in questo saggio mostrano una fotografia impietosa del tracollo sempre più rapido del peso della stampa, italiana ma anche estera, sia nel numero di copie che nei ricavi pubblicitari; anche la televisione, neppure in Italia dove comunque resiste ancora, non se la passa troppo bene: gli OTT (Over The Top: Facebook, Google e pochi altri) prendono buona parte dei soldi che mancano: il resto dei ricavi di una volta si è definitivamente perso, si direbbe. Mi sarebbe piaciuto vedere più tabelle, e non solo puntatori ai documenti da cui Meloni ha tratto i dati; per il resto, il libro non dà soluzioni, anzi mostra come anche quelle previste negli anni scorsi in realtà non funzionano; ma non le promette nemmeno, quindi è onesto.… (meer)

Il percorso logico di Meloni è rivolto a dare una ragione definitiva al titolo: il crepuscolo dei mezzi di comunicazione di massa. Ma, in realtà, basta definire facebook come un media, e altro che crepuscolo! Il dibattito culturale tra i sostenitori dell’imminente morte dei mezzi di comunicazione tradizionali, carta, tv e radio e i reazionari volge a favore dei primi; per i numeri, e la moda. Ma, immaginiamo, solo venti anni fa la difficoltà di chi avrebbe sostenuto la necessità di garantire una presenza pubblica all’interno del sistema bancaria al fine di cementare l’intero architrave della finanza. Sarebbe stato deriso come un reazionario fuori dai tempi. Meloni gioca un ruolo facile, sostenere quello che i più sostengono. Lo fa bene, per carità, con i numeri della crisi, inesorabile, del vecchio modello di impresa editoriale; e con quelli, incredibili, del web e dei social network. Cita, analizza, racconta, Dataminr, le società della new economy. Ma ritengo che il discorso sia leggermente più complesso e la difficoltà non sia argomentare ciò che è pacifico, ma immaginare un futuro. E Meloni oltre il crepuscolo non va.… (meer)