Il petrolio “dono e maledizione” è il protagonista assoluto di questo romanzo. “Dono” perché ricchezza naturale ‘maledizione’ per le conseguenze sul mondo degli uomini che vi ruota intorno.
Le figure che si muovo su questo sfondo si muovono come ombre stremate, abbrutite dalla situazione di oppressione e fatica. Incapaci di ragionare sulla assurdità della propria condizione. Solo una piccola, semplice donna, impiegata di un ufficio archeologico, chiede una vacanza dal suo lavoro, per “soddisfare una sua curiosità” (cosa che verrà poi definita dagli altri un “passatempo” cioè una cosa inutile).
Questa donna parte alla ricerca di eventuali resti archeologici della staua di una antica dea portando uno scalpello nello zaino. Percorre questo scenario cupo e desolato, soffocante, ma riuscirà nell’intento!
La trama è altrettanto oscura e alla fine non si capisce esattamente se questa dona fa ritorno a casa, se viene raggiunta dalle persone che la cercano o se incorre in un altro destino. La gerarchia della struttura del romanzo in questo punto sembra vacillare (marito-poliziottopsicoloco-capo ufficio) ma soprattutto la trama si intreccia con le lettere di altre donne che ugualmente lasciano a casa il foglietto “sono andata in vacanza”. Ecco proprio questo: andare in vacanza, partire da donne sole, per percorrere un viaggio di conoscenza, crescita della propria persona mette in moto le energie di questo romanzo.
Lo sfondo e i presupposti sono quelli della società islamica, ma molto si può riconoscere anche della nostra “libera” società occidentale.
La lettura di questo libro è impegnativa: un percorso aspro in cui sogno e realtà si confondono in un mosaico catastrofico, livido, angosciante. ( )

This short novel is what I call a surrealist-satire (if there is such a thing). The premise is simple: a woman who has worked in an archaeological office/department disappears or appears to take leave, something unheard of. The reader follows the woman through a tangle of dream-like scenes many of which has her unable to escape from a man who is always asleep or half-asleep and who continually fills urns with oil for her to carry on her head. Meanwhile, in equally odd glimpses we see the police commissioner interviewing her husband and boss. Surrealism - in a severe oversimplification - was/is an attempt to made visible the true nature of thought, and this novel is thick with the visual making the reader feel totally lost at times. Because of my previous reading of El-Saadawi, I can presume her theme and message, perhaps even speculate what some of the imagery represents; but it's a tough slog. I do see her here making a connection for women further back in Egyptian history, pre-Islam - I found that interesting. It is hard for me to access my reading of it, declare I like it or not, even rate it. This novel could be of interest to those interested in surrealism, Egyptian contemporary culture, and fellow El-Saadawi fans.