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Bezig met laden... Farinacci : il superfascista (2010)door Romano Canosa
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Google Books — Bezig met laden... GenresDewey Decimale Classificatie (DDC)945.0915092History and Geography Europe Italy and region Italy United Italy 1870- 1900-1945 1925-1943LC-classificatieWaarderingGemiddelde:
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e sfegatato. Leggendarie sono diventate le sue acrobazie per conseguire la laurea in legge, le scappatoie per sottrarsi al fronte durante la prima guerra mondiale, le fanfaronate da segretario generale del partito, la mutilazione riportata in Africa Orientale nel corso non di un'azione bellica, ma di un più prosaico tentativo di pesca con le bombe a mano, la petulanza con cui subissava il Duce di lettere «da suocera». Senza smentire del tutto tale stereotipo, il ritratto che emerge dal documentatissimo libro di Romano Canosa è quello di una persona assai più complessa, variegata e controversa di quanto si sia finora creduto. Scontroso e aggressivo, così «superfascista» da risultare inviso persino a diversi gerarchi, il ras di Cremona divenne il simbolo dello squadrismo estremo e brutale incarnato dalle camicie nere e non perse occasione per dar prova della sua cieca adesione alla causa mussoliniana, sia nella strenua difesa degli assassini di Matteotti sia nel propugnare il più acceso e rozzo antisemitismo. Da deputato, membro del Gran Consiglio e poi ministro di Stato, la sua vera missione fu quella di divulgare le proprie idee, sempre improntate a una bellicosa irruenza, attraverso le numerose testate di cui fu collaboratore e direttore, dalla «Squilla» ~ «Cremona nuova» al «Regime fascista». E proprio rivisitando la sua instancabile attività giornalistica che Canosa può tracciare un profilo di Farinacci per tanti aspetti inedito, servendosi delle sue parole per illustrarne gli scontri con gli avversari e con i camerati, per motivarne le radicali scelte politiche e per analizzarne i dissidi e il tempestoso rapporto con Mussolini, il capo amato e odiato che avrebbe forse ambito a sostituire e nei confronti del quale, quando fu arrestato il 25 luglio 1943, tenne un comportamento più che ambiguo. Grazie a un imponente lavoro di ricerca e a un rigoroso approccio alle fonti, l'autore realizza un'opera ambiziosa e convincente, ma soprattutto evita l'errore più comune commesso da chi ha studiato la figura di Farinacci, quello di ridurre il preteso «uomo forte» del fascismo a una sorta di caricatura, finendo così per minimizzare il suo personale contributo all'instaurazione e al consolidamento del regime, e la diretta responsabilità in alcune delle scelte più odiose da esso adottate, prime fra tutte le leggi razziali. ( )