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Chesterton: la sostanza della fede

door Paolo Gulisano

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Onlangs toegevoegd doorElena90, AntonioGallo, andreamd1963
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Le citazioni che seguono sono tratte da una intervista che l'autore del libro ha rilasciato a Giulia Tanel apparsa sul quotidiano "La Verità" in data 7 ottobre 2017. Un libro da non perdere!

"Chesterton sta diventando sempre più attuale in un mondo che disconosce il Cristianesimo, che quando non lo osteggia e lo combatte, lo ignora. Siamo in una società post cristiana e mentre gli esperti di pastorale si interrogano sulle metodologie più efficaci di annuncio, o di accompagnamento dell'uomo contemporaneo, Chesterton ci mostra come si può comunicare al mondo la bellezza, il bene, il buono, nonchè la fonte ultima dei valori, che è Dio. Una filosofia che si comunica con affabilità, con simpatia per il prossimo. Nel suo poema di esordio, "La Ballata del cavallo bianco", 100 anni fa scriveva: "Gli uomini dell'Est scrutano le stelle,/ per segnare gli eventi e i trionfi,/ ma gli uomini segnati dalla Croce di Cristo/ vanno lieti nel buio./ Gli uomini dell'Est studiano le pergamene,/ per conoscere i destini e la fama,/ ma gli uomini che hanno bevuto il sangue di Cristo/ vanno cantando di fronte alle ingiurie". Una profezia della condizione dei cristiani nella post modernità".

"La giovinezza di Chesterton fu per molti versi simile a quella di molti ragazzi di oggi: bullismo, senso di inadeguatezza, fallimento, fragilità, ricerca di un senso della vita. Tuttavia, come dice un proverbio irlandese, è meglio accendere una candela che maledire il buio. Gilbert trovò un appiglio nella speranza, che era la fede. Nel Libro di Giobbe trovò la narrazione di un dolore innocente, di sofferenze ingiuste. Ma quale sofferenza non lo è agli occhi di noi umani? Solo Dio può spiegare il mistero del dolore, e Gilbert scoprì un Dio che si fa presente e non ci abbandona, in nessuna circostanza. Tutto dunque ha un senso, e Chesterton da quel momento fece del suo lavoro di giornalista e scrittore un mezzo per comunicare questa realtà”.

“Chesterton si era assunto per tutto il corso della sua vita il compito di una difesa: di persone e cose concrete, del buon senso e della ragionevolezza. Difese la sostanza della fede, ovvero la concretezza, oltre che un grande patrimonio da non perdere, da non svalutare, da non sciupar, ma anzi da valorizzare. Fece proprio il compito che la chiesa ha da duemila anni: difendere e salvare l’uomo dal nulla e dalla distruzione”.

“Basta leggere Chesterton per comprendere che non si tratta di un giudizio enfatico o azzardato. Perfino un ateo come il grande scrittore argentino Jorge Luis Borges diceva che Chesterton gli aveva regalato momenti di serenità unica. E’ vero: si fece difensore della fede, ma anzitutto scelse di difendere la ragione, se non addirittura il buon senso. Scrisse che il mondo moderno, prima ancora che subire un tracollo morale, ha subito un tracollo mentale. In effetti, le follie politiche ed ideologiche e lo stravolgimento dell’etica naturale hanno la loro radice in questa insensatezza, nella perdita di significato, nella liquidità umana del nostro tempo. C’è nulla che avanza, e Chesterton gli si oppone con coraggio”.

“Chesterton ci insegna che non si può stare alla finestra, non si può vivere con rassegnazione. Un’altra sua straordinaria espressione era questa: “Rompi le convenzioni, rispetta i comandamenti”. Bisogna avere il coraggio di andare controcorrente, di essere anticonformisti, di mantenere una mente ed una coscienza libera. Oggi invece assistiamo all’esatto contrario: una terrificante omologazione di comportamenti, di stili di vita, di pensiero, accompagnata da una grottesca trasgressione nei confronti dei comandamenti, ossia di quelle leggi che sono innanzitutto scritte nel cuore e nella coscienza degli uomini. Chesterton spese la sua vita per tutto questo, non disdegnando anche l’impegno in campo politico, fondando un movimento, il distributismo, la cua bandiera andrebbe alzata oggi”.

“Chesterton diede la più precisa definizione di tradizione. Per il grande inglese, infatti, la tradizione può essere definita come un’estensione del diritto politico. “Tradizione significa dare il voto alla più oscura di tutte le classi, quella dei nostri avi. I democratici respingono lidea che uno debba essere squalificato per il caso fortuito della sua nascita; la tradizione rifiuta l0idea della squalifica per il fatto accidentale della morte. La democrazia ci insegna di non trascurare l’opinione di un saggio, anche se è nostro servitore, la tradizione ci chiede di non trascurare l’opinione di un saggio anche se è nostro padre. Questo vale in campo politico ma. almeno oggi, ancor più in quello ecclesiale. Di fronte a certe velleità di rotture con la tradizione presenti nella Chiesa attuale, Chesterton richiama al valore della continuità e ci ammonisce a non buttare a mare un enorme patrimonio di saggezza per rincorrere il consenso e l’applauso del mondo”.

“La gioia che Chesterton esprime nelle sue opere, e che ci dice, è lo straordinario segreto del cristianesimo, non ha niente a che fare con una certa allegria beota. La sua è una gioia ben consapevole dell’esistenza del male e del dolore. Ma lo sguardo che Gilbert rivolge al mondo, anzi al creto, è uno sguardo pieno di gratitudine. Un ringraziamento a che ha tratto ogni cosa e ogni creatura dal nulla. Uno sguardo grato a chi ci salva. Questo è all’origine del suo stupore, della sua umiltà, del suo umorismo buono.”

“Chesterton diceva che la donna è una “bilanciatrice”: il suo è un lavoro generoso, pericoloso e romantico”. Le sue pagine sono piene di analisi penetranti e acute sulla differenza di attitudini, qualità, specificità e talenti presenti tra i due sessi. Una differenza che è complementarietà, ricchezza ed opportunità. Il pensiero di Chesterton, anche in questo caso rappresenta un efficacissimo antidoto contro il logorio delle ideologie contemporanee, che lavorano per una destrutturazione e dissoluzione dell’umano.”


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  AntonioGallo | Nov 2, 2017 |
Le citazioni che seguono sono tratte da una intervista che l'autore del libro ha rilasciato a Giulia Tanel apparsa sul quotidiano "La Verità" in data 7 ottobre 2017. Un libro da non perdere!

"Chesterton sta diventando sempre più attuale in un mondo che disconosce il Cristianesimo, che quando non lo osteggia e lo combatte, lo ignora. Siamo in una società post cristiana e mentre gli esperti di pastorale si interrogano sulle metodologie più efficaci di annuncio, o di accompagnamento dell'uomo contemporaneo, Chesterton ci mostra come si può comunicare al mondo la bellezza, il bene, il buono, nonchè la fonte ultima dei valori, che è Dio. Una filosofia che si comunica con affabilità, con simpatia per il prossimo. Nel suo poema di esordio, "La Ballata del cavallo bianco", 100 anni fa scriveva: "Gli uomini dell'Est scrutano le stelle,/ per segnare gli eventi e i trionfi,/ ma gli uomini segnati dalla Croce di Cristo/ vanno lieti nel buio./ Gli uomini dell'Est studiano le pergamene,/ per conoscere i destini e la fama,/ ma gli uomini che hanno bevuto il sangue di Cristo/ vanno cantando di fronte alle ingiurie". Una profezia della condizione dei cristiani nella post modernità".

"La giovinezza di Chesterton fu per molti versi simile a quella di molti ragazzi di oggi: bullismo, senso di inadeguatezza, fallimento, fragilità, ricerca di un senso della vita. Tuttavia, come dice un proverbio irlandese, è meglio accendere una candela che maledire il buio. Gilbert trovò un appiglio nella speranza, che era la fede. Nel Libro di Giobbe trovò la narrazione di un dolore innocente, di sofferenze ingiuste. Ma quale sofferenza non lo è agli occhi di noi umani? Solo Dio può spiegare il mistero del dolore, e Gilbert scoprì un Dio che si fa presente e non ci abbandona, in nessuna circostanza. Tutto dunque ha un senso, e Chesterton da quel momento fece del suo lavoro di giornalista e scrittore un mezzo per comunicare questa realtà”.

“Chesterton si era assunto per tutto il corso della sua vita il compito di una difesa: di persone e cose concrete, del buon senso e della ragionevolezza. Difese la sostanza della fede, ovvero la concretezza, oltre che un grande patrimonio da non perdere, da non svalutare, da non sciupar, ma anzi da valorizzare. Fece proprio il compito che la chiesa ha da duemila anni: difendere e salvare l’uomo dal nulla e dalla distruzione”.

“Basta leggere Chesterton per comprendere che non si tratta di un giudizio enfatico o azzardato. Perfino un ateo come il grande scrittore argentino Jorge Luis Borges diceva che Chesterton gli aveva regalato momenti di serenità unica. E’ vero: si fece difensore della fede, ma anzitutto scelse di difendere la ragione, se non addirittura il buon senso. Scrisse che il mondo moderno, prima ancora che subire un tracollo morale, ha subito un tracollo mentale. In effetti, le follie politiche ed ideologiche e lo stravolgimento dell’etica naturale hanno la loro radice in questa insensatezza, nella perdita di significato, nella liquidità umana del nostro tempo. C’è nulla che avanza, e Chesterton gli si oppone con coraggio”.

“Chesterton ci insegna che non si può stare alla finestra, non si può vivere con rassegnazione. Un’altra sua straordinaria espressione era questa: “Rompi le convenzioni, rispetta i comandamenti”. Bisogna avere il coraggio di andare controcorrente, di essere anticonformisti, di mantenere una mente ed una coscienza libera. Oggi invece assistiamo all’esatto contrario: una terrificante omologazione di comportamenti, di stili di vita, di pensiero, accompagnata da una grottesca trasgressione nei confronti dei comandamenti, ossia di quelle leggi che sono innanzitutto scritte nel cuore e nella coscienza degli uomini. Chesterton spese la sua vita per tutto questo, non disdegnando anche l’impegno in campo politico, fondando un movimento, il distributismo, la cua bandiera andrebbe alzata oggi”.

“Chesterton diede la più precisa definizione di tradizione. Per il grande inglese, infatti, la tradizione può essere definita come un’estensione del diritto politico. “Tradizione significa dare il voto alla più oscura di tutte le classi, quella dei nostri avi. I democratici respingono lidea che uno debba essere squalificato per il caso fortuito della sua nascita; la tradizione rifiuta l0idea della squalifica per il fatto accidentale della morte. La democrazia ci insegna di non trascurare l’opinione di un saggio, anche se è nostro servitore, la tradizione ci chiede di non trascurare l’opinione di un saggio anche se è nostro padre. Questo vale in campo politico ma. almeno oggi, ancor più in quello ecclesiale. Di fronte a certe velleità di rotture con la tradizione presenti nella Chiesa attuale, Chesterton richiama al valore della continuità e ci ammonisce a non buttare a mare un enorme patrimonio di saggezza per rincorrere il consenso e l’applauso del mondo”.

“La gioia che Chesterton esprime nelle sue opere, e che ci dice, è lo straordinario segreto del cristianesimo, non ha niente a che fare con una certa allegria beota. La sua è una gioia ben consapevole dell’esistenza del male e del dolore. Ma lo sguardo che Gilbert rivolge al mondo, anzi al creto, è uno sguardo pieno di gratitudine. Un ringraziamento a che ha tratto ogni cosa e ogni creatura dal nulla. Uno sguardo grato a chi ci salva. Questo è all’origine del suo stupore, della sua umiltà, del suo umorismo buono.”

“Chesterton diceva che la donna è una “bilanciatrice”: il suo è un lavoro generoso, pericoloso e romantico”. Le sue pagine sono piene di analisi penetranti e acute sulla differenza di attitudini, qualità, specificità e talenti presenti tra i due sessi. Una differenza che è complementarietà, ricchezza ed opportunità. Il pensiero di Chesterton, anche in questo caso rappresenta un efficacissimo antidoto contro il logorio delle ideologie contemporanee, che lavorano per una destrutturazione e dissoluzione dell’umano.”


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  AntonioGallo | Nov 2, 2017 |
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