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Libero Bizzarri

Auteur van Il Volto della Guerra

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E’ la storia delle Repubbliche Partigiane e dei problemi incontrati nell’amministrarle
dopo 20 anni di dittatura. Si parte dall’Ossola e poi Montefiorino nel modenese.
Interventi di M. Ricci, O. Poppi, A. Bellelli del corpo d’armata partigiano, don Nino
Monari capellano militare dei partigiani, di Ermanno Gorrieri, di A. Garbarino presi-
dente della giunta di governo della repubblica di Torriglia. La terza puntata inizia con
la storia della Repubblica della Carnia, dal 15 07 al 15 10 ‘44, la prima che sorge nel
territorio amministrato direttamente dai nazisti. La repressione è durissima: Forni di
Sotto è data alle fiamme. Le Brigate Osoppo e Garibaldi sconfiggono i tedeschi e
nominano Ampezzo capitale. Si prosegue con la Repubblica di Monferrato (D. Lajolo)
… (meer)
 
Gemarkeerd
MemorialeSardoShoah | Jan 2, 2024 |
Qualche giorno fa a "Prima Pagina", la fortunata trasmissione mattutina di "RadioTre", un ascoltatore ha chiesto al giornalista di turno: ma in queste cose confuse che accadono (eravamo nel bel mezzo dei fatti dell' "Achille Lauro") non c' è una traccia dell' eterno "badoglismo" italiano? Il giornalista di turno, Luigi Manconi, ha risposto di no, che non gli sembrava. E la risposta, a me pare, era giusta. Specie se esprimeva una speranza: che di badoglismo non ce ne sia più in Italia. Però, per stabilire se si tratta di una risposta davvero esatta, bisognerebbe ricordare chi è stato Badoglio, ricostruire la "badoglieide", precisare cosa si intende per "badoglismo". Qualche giorno dopo, e precisamente mercoledì, è andata in onda su RaiDue - all' interno della rubrica "I giorni della storia" di Arrigo Petacco - la terza ed ultima puntata di un programma dedicato da Italo Pietra proprio a Pietro Badoglio (regia di Libero Bizzarri). Chi lo ha visto tutto questo bel programma, che idea si è fatta di Badoglio, che idea si è fatta del "badoglismo" e della sua eventuale permanenza nel costume (stavo per dire: nel "carattere") italiano? Cominciamo dal personaggio, facendo finta di parlare a chi non ne abbia mai sentito parlare. A chi, magari per ragioni di età, non ne sappia nulla. Pietro Badoglio ha attraversato da protagonista un bel pezzo di storia d' Italia. Ne ha attraversato soprattutto le guerre. "I giorni chiari e quelli scuri si alternano, nella sua biografia, come le strisce bianche e nere nella maglia della Juventus". Così - stranamente - si è espresso Italo Pietra, proprio all' inizio della prima trasmissione. Stranamente, ma mica tanto. Come la Juventus, Pietro Badoglio è un fenomeno prima piemontese, e poi italiano. La sua carriera comincia con una bella striscia nera: Caporetto, di cui è in buona parte responsabile (il quando e il come è raccontato nel "Cadorna" di Gianni Rocca). Ma si rifà nella difesa del Piave, dove si comporta bene. La Prima Guerra Mondiale finisce e viene il Fascismo. Il generale Badoglio annusa l' aria e quando è sicuro che Mussolini è lì, a Capo del Governo, per restarci un bel po' , si gira e fa un bell' inchino dalla sua parte. Il Duce lo manda in Abissinia a conquistare l' Impero. Striscia bianca: il Maresciallo Badoglio ce la fa facilmente, rapidamente - e aggiungiamo pure: brillantemente - riporta a casa glorie prebende onori e il Ducato di Addis Abeba. Da questo momento in poi, però, possiamo armarci di una bella matita nera per sottolineare con una striscia costantemente scura il seguito della carriera del Duca. Si avvicina la Seconda Guerra Mondiale e Badoglio non fa nulla per avvertire chi di dovere della nostra modesta, modestissima preparazione militare. Perchè rischiare? Ma chi glielo fa fare? Però che le cose stanno per andar male lui lo sa. E prudentemente "leva il muso, odorando il vento infido". Segue catastrofe. Per tutti, anche per il Duce. Ma non per il Duca (di Addis Abeba). Il 25 luglio del 1943 il Fascismo cade e Vittorio Emanuele III affida a Badoglio, proprio a Badoglio, l' incarico di formare il nuovo governo. Cominciano i "quarantacinque giorni" badogliani che il Maresciallo d' Italia rende memorabili pronunciando subito una frase infelice: "la guerra continua" (ma quale guerra, ma contro chi continua?); poi una frase infelice e canagliesca: "ho messo in preventivo la perdita di mezzo milione di uomini nei Balcani"; poi una frase infelice canagliesca e sciatta, pronunciata nel corso dell' ingloriosa fuga verso Pescara, l' 8 settembre. Al giovane ufficiale Lanza di Trabia che aveva inseguito il convoglio in fuga per chiedere quali ordini dovesse portare al suo capo, generale Carboni, il Generale Badoglio maresciallo d' Italia, duca di Addis Abeba, eccetera risponde - sporgendosi frettolosamente dal finestrino della macchina -: "gli dica di fare quello che può, gli dica di arrangiarsi". Questo è stato Badoglio, e questo è il "badoglismo": la capacità di annusare sempre da che parte tira il vento, e di arrangiarsi di conseguenza. Di arrangiarsi bene, intendiamoci. L' Italia va a rotoli, e Pietro Badoglio che già si è fatto regalare dal Regime ville e patrimoni, sottrae dieci milioni ai fondi della Presidenza del Consiglio e li deposita delicatamente in una banca svizzera. Giustamente, mentre il valoroso Maresciallo fuggiva verso Pescara, i partigiani del suo Piemonte componevano e cantavano la "Badoglieide": "Ti ricordi l' impresa di Etiopia/E il ducato di Addis Abeba/Meritavi di prender l' ameba/ed invece facevi i milion". Ma forse non si tratta dello stesso Piemonte. Forse ci sono due Piemonte (come vi sono, ovviamente, due Italie). C' è il Piemonte educato intelligente civile di Giolitti Giovanni e Antonio, di Einaudi Luigi; e c' è il Piemonte chiuso superbioso e ottuso di Badoglio Pietro e di Cadorna Luigi. Devo dire che a rileggerlo proprio mentre andavano queste trasmissioni, per seguirle meglio, il libro dedicato da Gianni Rocca (piemontese anche lui a Luigi Cadorna si rivela per un libro diverso da quello che pare a prima vista. Non una semplice, anche se brillante biografia del secondo della dinastia (piemontese) dei Cadorna, ma un saggio su questa sindrome tutta piemontese (e conseguentemente - occorre dirlo? - tutta italiana) che si può chiamare - a piacere - badoglismo o cadornismo. Fatta di spietato egocentrismo, di retorico patriottismo, di sostanziale sprezzo del pericolo, quando a correre il pericolo sono gli altri i soldati dei Balcani o i fanti del Carso. Che muoiano pure se devono morire. Intanto io faccio la mia carriera. Negli ultimi anni della sua esistenza, Badoglio si ritirò - meno male - a vita privata. Ricordo un piccolo, curioso episodio. Il Maresciallo d' Italia era stato invitato a non so quale cerimonia commemorativa ufficiale, ma non si presentò dichiarando di essere indisposto. Un giornale maligno commentò: ha avuto paura dei fischi: non è indisposto, è indisponente. Badoglio morì nel 1956, ma con lui non morì il badoglismo. Ne ho riconosciuto una traccia - vistosa - nella dichiarazione resa da Giampiero Boniperti, presidente della Juventus a chi gli suggeriva - giustamente - di non ritirare quella Coppa dei Campioni vinta dalla squadra bianconera nella tragica sera di Bruxelles: per rispetto dei morti che c' erano stati tra i tifosi italiani. Che importa? La Coppa ce la prendiamo. "I morti sono nostri". Quella Coppa è una striscia nera sulla maglia della Juventus. Quella risposta è una risposta indisponente degna dei Cadorna e dei Badoglio, che disponevano con troppa facilità della vita degli altri. No, i morti sono nostri. Vostri sono gli onori, i ducati e le coppe. Teneteveli. (fonte: repubblica)… (meer)
 
Gemarkeerd
MemorialeSardoShoah | Apr 27, 2021 |
Il cortometraggio mostra disegni di grandi artisti di origine tedesca - come Grozs e Chagall, proibiti dal nazismo - che preannunciano la realtà riprodotta da fotografie sul genocidio dei campi di sterminio e sulle ecatombi atomiche.
 
Gemarkeerd
MemorialSardoShoahDL | Nov 22, 2018 |

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