Duccio Demetrio

Un lungo e profondo viaggio in una condizione atipica dell’uomo e della donna; l’assenza di figli, quelli non nati, quelli morti prematuramente, quelli andati via di casa e non tornati. Non è solo la mia condizione di uomo senza figli naturali ad essere analizzata; i due autori analizzano la condizione umana dell’assenza del nido, quello mai formato, quello svuotato, quello che c’è stato e quello che non ci sarà mai. Le prime pagine sono ostiche, noiose, ma poi il libro prende un ritmo importante, la differenza di stile tra l’autore, un filosofo senza figli, e l’autrice, una sociologa con quattro figli, diventa armonica. E partendo da una rilettura di pagine importanti della letteratura classica e dei principali filosofi gli autori analizzano una condizione patologica, trasformandola in una fisiologica situazione dell’uomo. L’ampiezza della visione aiuta a vedere le cose in maniera diversa, dà profondità ad un fatto sociale, che mi vede personalmente coinvolto, a cinquanta anni, senza figli, con una ragazzina cresciuta tardi ed abbandonata troppo presto. La lettura, all’inizio pesante, è stata in molti tratti dolorosa, alcune cose le so, ma leggerle attraverso una visione oggettiva le rende più forti. Devo dire un gran bel libro, nonostante le forti titubanze iniziali ed uno stile talvolta ridondante.… (meer)