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Roma a Mosca è un libro di storia dello spionaggio e insieme un giallo politico. Tutto fondato su documenti nuovi. Lo sfondo è l'attività spionistica del fascismo in URSS, con i nomi e le azioni degli agenti, la descrizione dell'attività provocatoria dell'ambasciata a Mosca, soprattutto contro l'emigrazione italiana. Dati, nomi, fatti vengono ricostruiti attraverso la documentazione proveniente dagli archivi della polizia italiana e del Ministero degli Esteri.
Dal libro emerge la difficoltà in cui si trovarono i capi comunisti italiani in URSS a causa di quello spionaggio. In primo luogo Palmiro Togliatti, che dovette anche fare i conti con una situazione politicamente difficile, perché fino alla metà degli anni 30 l'URSS continuò ad avere buoni (o addirittura ottimi) rapporti diplomatici con l'Italia fascista.
Insomma, il «roccioso» Pci anche a Mosca si rivelò debole e infiltrato. Lo stesso Togliatti dovette condurre gli interrogatori di alcuni «ravveduti» passati al fascismo. Inoltre, diversi dei comunisti arrestati dal regime di Stalin furono in realtà spie dell'ambasciata o con essa ebbero contatti molto sospetti. Fu davvero un difficile tornante, che può anche spiegare le cautele con cui il Pci ha sempre raccontato i fatti dell'URSS.
Parte del libro è poi dedicato a Emilio Guarnaschelli, uno dei «ravveduti» che ebbero rapporti con l'ambasciata, fu arrestato e finì per morire in URSS. Di lui ancora molto si parla, dopo un famoso libro di lettere uscito alcuni anni fa. La vedova, Nella Masutti, ha di recente sollevato un grande polverone, chiedendo al Pci la riabilitazione del marito: è accaduto prima e durante il recente congresso del Partito comunista a Bologna.
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Gemarkeerd
BiblioLorenzoLodi | Dec 22, 2014 |
A differenza di quanto si sapeva finora, la traduzione in Italia del Mein Kampf di Hitler (che nel 1934 uscì in edizione parziale col titolo La mia battaglia) non fu un'iniziativa dell'editore Valentino Bompiani. Fu invece il frutto di una lunga trattativa, economica e politica, tra i nazisti e Mussolini. Qui si svela e si documenta questa vicenda inedita, che si risolse in un autentico finanziamento (l 'unico fino ad oggi certo) di Mussolini verso Hitler. Non si trattò di un passaggio editoriale e politico semplice, tutt'altro. Proprio in quel periodo quel «mattone» (come lo chiamò Mussolini) diventava un libro celebre, nonché un faro per il razzismo continentale. E Hitler un temibile concorrente (o awersario) ideologico. Eppure il duce protesse quel testo fino alla pubblicazione. Perché lo fece? Di certo ora si viene a sapere che proprio tra il 1933 e il 1934 Mussolini allestì nel paese una serie di iniziative di tipo razzista, contro gli ebrei ma non solo, la maggior parte finora del tutto sconosciute. Fu un avvio - segreto - di ciò che oggi ha l'aspetto di un complesso e lento, ma autentico, progetto razzista, del tutto originale rispetto a quello nazista e destinato a trovare completa realizzazione nel fatidico 1938.… (meer)
 
Gemarkeerd
BiblioLorenzoLodi | Nov 13, 2014 |

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