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Werken van Aldo Moscatelli

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Ho affrontato la lettura di Hilter era innocente con una buona dose di scetticismo e ambiguità dato che l’argomento trattato non è uno dei miei favoriti. Certo, Schindler’s List resta uno dei miei film preferiti in assoluto, ma non tanto perché tratti dell’Olocausto, ma per le vicende umane, di profonda drammaticità, presentate da Spielberg. E’ la stessa sensazione che ho provato leggendo Hilter era innocente.
Il mio plauso va, innanzitutto, ancora una volta al coraggio dei Sognatori nel presentare un’opera del genere. Per primo, nel sacrificare l’inquietante e bellissimo dipinto di Francesca Santamaria, che sarebbe stata una degnissima copertina e che invece orna la prima pagina per lasciare spazio a un uniforme e insondabile cartoncino nero. Secondo, quel titolo, aperto a fraintendimenti e che ovviamente ha un preciso significato ben più profondo di quello che potrebbe apparire all’occhio superficiale.
Parlavo dell’umanità che traspare da quest’opera, paragonabile al film capolavoro di Spielberg. Quello che rende il libro di Aldo un capolavoro indiscusso (tanto per essere chiari), è che non tratta di eroi, giusti o come di si voglia, ma di persone, di esseri umani con luci e ombre, calate in un contesto tristemente noto a tutti, benché ci sia ancora qualcuno che lo voglia negare. La capacità di mostrare plausibilmente come una persona possa affrontare l’inferno, senza retorica o facilonerie, non è davvero da tutti. E in questo Aldo si è dimostrato pienamento maturo, perfetto architetto di verosimile umanità, molto più della maggior parte dei sedicenti scrittori italici.
Sarebbe impossibile scendere nel dettaglio, che sconfinerebbe nell’analisi piuttosto che rimanere una recensione. Pertanto lascio soltanto un passaggio, che illumini almeno il significato del titolo, veramente azzeccato:“Adolf Hilter è innocente, amici miei. Ve lo dico io. Ci ho messo un po’ a capirlo, ma alla fine mi è parso chiaro: Hilter è arrivato, un bel giorno, e ha iniziato a raccontare stronzate. Il popolo gli ha creduto, e lo ha eletto. Non ha spianato i fucili per ottenere la fiducia dei tedeschi. Li ha convinti con le premesse, con le belle parole. Che gran fregatura!” Per tutti quelli che vedono inquietanti similutidini con il mondo di oggi e che conoscono il caro prezzo della dimenticanza.
… (meer)
 
Gemarkeerd
Zeruhur | 1 andere bespreking | May 26, 2012 |
Ho affrontato la lettura di Hilter era innocente con una buona dose di scetticismo e ambiguità dato che l’argomento trattato non è uno dei miei favoriti. Certo, Schindler’s List resta uno dei miei film preferiti in assoluto, ma non tanto perché tratti dell’Olocausto, ma per le vicende umane, di profonda drammaticità, presentate da Spielberg. E’ la stessa sensazione che ho provato leggendo Hilter era innocente.
Il mio plauso va, innanzitutto, ancora una volta al coraggio dei Sognatori nel presentare un’opera del genere. Per primo, nel sacrificare l’inquietante e bellissimo dipinto di Francesca Santamaria, che sarebbe stata una degnissima copertina e che invece orna la prima pagina per lasciare spazio a un uniforme e insondabile cartoncino nero. Secondo, quel titolo, aperto a fraintendimenti e che ovviamente ha un preciso significato ben più profondo di quello che potrebbe apparire all’occhio superficiale.
Parlavo dell’umanità che traspare da quest’opera, paragonabile al film capolavoro di Spielberg. Quello che rende il libro di Aldo un capolavoro indiscusso (tanto per essere chiari), è che non tratta di eroi, giusti o come di si voglia, ma di persone, di esseri umani con luci e ombre, calate in un contesto tristemente noto a tutti, benché ci sia ancora qualcuno che lo voglia negare. La capacità di mostrare plausibilmente come una persona possa affrontare l’inferno, senza retorica o facilonerie, non è davvero da tutti. E in questo Aldo si è dimostrato pienamento maturo, perfetto architetto di verosimile umanità, molto più della maggior parte dei sedicenti scrittori italici.
Sarebbe impossibile scendere nel dettaglio, che sconfinerebbe nell’analisi piuttosto che rimanere una recensione. Pertanto lascio soltanto un passaggio, che illumini almeno il significato del titolo, veramente azzeccato:“Adolf Hilter è innocente, amici miei. Ve lo dico io. Ci ho messo un po’ a capirlo, ma alla fine mi è parso chiaro: Hilter è arrivato, un bel giorno, e ha iniziato a raccontare stronzate. Il popolo gli ha creduto, e lo ha eletto. Non ha spianato i fucili per ottenere la fiducia dei tedeschi. Li ha convinti con le premesse, con le belle parole. Che gran fregatura!” Per tutti quelli che vedono inquietanti similutidini con il mondo di oggi e che conoscono il caro prezzo della dimenticanza.
… (meer)
 
Gemarkeerd
Zeruhur | 1 andere bespreking | May 26, 2012 |
Mi è capitato spesso, nella mia ultradecennale carriera di lettore, di scoprire piccoli capolavori sotto nomi di sconosciuti e romanzi di mediocre fattura sotto nomi blasonati.
Quindi innanzitutto plauso alla faccia tosta e all’entusiasmo dimostrati dall’editore I Sognatori.
Per quanto riguarda il romanzo incominciamo dal problema della definizione: l’autore nell’intervista in appendice al romanzo, lo definisce “noir”. Eppure la vicenda è ambientata in una fittizia cittadina collocabile nell’area statunitense e richiama con evidenza autori e tematiche del genere hard boiled, che è simile ma non uguale al “noir”, che è un tipo di letteratura nata e sviluppata in Francia. Ma è un problema di definizione annoso che vede impegnate da decenni diverse fazioni di intellettuali. Anche perché a tratti il romanzo cade nell’onirico e difficilmente riesce a identificarsi in modo esatto.
Il problema del romanzo è purtroppo nel ricorso ai cliché del genere, e non tanto di ricorrere in un paio di occasioni a quelli che Vincenzo Cerami nel suo Consigli ad un giovane scrittore definisce “falsi dialoghi”, dialoghi in cui si trasmettono informazioni che sono scontate per chi parla, ma non per il lettore che così ne è messo al corrente.
Una domanda mi è sorta, pèrò, spontanea nel leggere L’orologio di cenere: perché scegliere un’ambientazione statunitense? L’Italia e l’intera area mediterranea offrono un’ottima ambientazione e delle ottime tematiche per il “noir” vero e proprio. Inoltre sfruttare un’ambientazione nota all’autore (e ai lettori) garantirebbe maggiore aderenza ad essa e una migliore immedesimazione. Invece l’autore è costretto a maneggiare una realtà che gli è nota, presumo, solo attraverso i media, giacché per sua stessa ammissione nell’intervista in appedice non si è mai confrontato con la lettura di un romanzo noir.
Questa parte critica, tuttavia non deve sminuire le qualità del romanzo che non mancano. Innanzitutto è scritto bene, senza sbavature stilistiche, cosa che sembra scontata ma non lo è, in un panorama di libri seriali fotocopia cui i best-sellers ci hanno abituato e purtroppo forse anche rassegnati. La vicenda non è particolarmente imprevedibile ma è costruita solidamente, con un buon equilibrio di personaggi e vicende. Non è particolarmente lungo e in questo caso tale caratteristica risulta essere un pregio: troppo spesso ho affrontato la lettura di veri e propri tomi che avrebbero potuto essere ridotti alla metà delle pagine. In questo caso L’orologio di cenere è equilibrato anche nell’ampiezza del testo.
Un nota di merito particolare per la copertina, essenziale nel tratto ma piena di simbolismo, davvero efficace.
Per concludere un plauso sincero a questa iniziativa di Moscatelli e della sua casa editrice I Sognatori: in Italia purtroppo esistono i due grandi gruppi Mondadori e RCS che dettano legge al mercato (cioè ai lettori) e agli scrittori. Per gli esordienti c’è davvero poco spazio e le piccole case editrici fanno fatica a far emergere se stesse e i suoi scrittori. La mia speranza è che l’esempio de I Sognatori sia solo l’inizio di un’era editoriale in cui il lettore sia reso più consapevole dell’offerta e che per gli scrittori esordienti bravi ma ignorati dalla grandi case vi sia finalmente la possibilità di dimostrare ciò che valgono.
… (meer)
 
Gemarkeerd
Zeruhur | 1 andere bespreking | May 26, 2012 |
“Antologia per sognatori”, così vorrei ribattezzare questa raccolta di racconti. Nei dieci scritti, che eppure trattano temi disparati, io vedo un filo conduttore, la capacità di immaginare e di sognare e l’immortalità dei sogni. Dopo l’opera prima di Moscatelli, L’orologio di cenere, pregevole ma non eclatante noir, veniamo in contatto con un’anima eclettica, che attraverso l’allegoria disserta di temi importanti e non facili. Non cade nella filosofia spicciola che caratterizza troppi autori, eppure riesce a essere immediato in, passatemi l’ossimoro, una semplicità complessa.Se il primo racconto risulta piuttosto ermetico e il secondo è un chiaro manifesto anti-militarista, con il terzo si raggiunge già la vetta con un delicatissimo inno ai sognatori di ogni dove: Il custode dei segreti sommersi è uno scritto davvero notevole e il riferimento autobiografico contenuto non fa che aggiungere valore, oltre al fatto che personalmente lo trovo di una dolcezza incredibile. L’altro scritto che mi ha colpito maggiormente è l’allegoria di Storia del melo e della triste piantina che ci ricorda che spesso riflettere troppo eradica il senso stesso della vita (qui in ogni senso!).
Si arriva poi con l’ultimo racconto alla naturale conclusione di questo percorso: realtà e fantasia si fondono, lo scrittore diventa protagonista e incontra alcuni personaggi dei racconti che compongono l’antologia. Moscatelli ha capito l’essenza di essere scrittori, quell’essenza che i mestieranti e scrittori di best-seller non potranno mai afferrare: scriviamo della vita, ma al tempo stesso cioè che è scritto diventa parte di essa. Grazie Aldo, per avermi fatto sentire meno solo.
In conclusione una raccolta che vale tutto il prezzo di copertina. Stupisce che questi racconti non abbiano fatto breccia presso altri editori. Se per l’opera precedente avevo nutrito qualche riserva, questa volta non ho dubbi sulla necessità di una pubblicazione di tale qualità.
… (meer)
 
Gemarkeerd
Zeruhur | 1 andere bespreking | May 26, 2012 |

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