Ad essere sinceri questo ‘breviario’ mi ha suscitato sentimenti diversi e a volte antitetici: sono passato dalla irritazione per la prosopopea dello scrittore farcito di luoghi comuni alla ammirazione per la capacità letteraria e didattica; dall’apprezzamento per la vastità delle conoscenze letterarie e filosofiche al fastidio per la continua correzione di idee e concetti altrui. L’utilità di questo saggio è indubbia, soprattutto per il taglio dato nella cavalcata tra i secoli alla ricerca della modernità.
Lo termino con più di una speranza e qualche proposito: riprendere in mano i libri di Dostoevskij e cercare di capire Nietzsche; lasciare in giro per casa i saggi di Montaigne e rileggerli tra una cosa e l’altra e decidere di andare a ripescare la vecchia antologia di italiano; scoprire l'epico di Tolstoj ed evitare l’acquisto di altri libri di Scalfari. ( )