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Bezig met laden... La gioia di pensare: elogio di un'arte dimenticatadoor Vittorino Andreoli
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Google Books — Bezig met laden... GenresDewey Decimale Classificatie (DDC)153.42Philosophy and Psychology Psychology Cognition And Memory Thought, thinking, reasoning, intuition, value, judgment Critical ThinkingWaarderingGemiddelde:
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“Pensieri indignati, pensieri arrabbiati, pensieri spettinati, pensieri tristi cresciuti come cespugli nel giardino di una mente inquieta che scruta da anni l’animo umano, pensieri che urlano davanti a un mondo smarrito, dove chi sa un poco di tutto si sente un dio sulla terra e chi sa tutto di poco sta zitto e pensa. Ma anche pensieri teneri, fragili come illusioni, sogni a occhi aperti da contrapporre alle menzogne che inquinano la vita, alla ricerca di quella medicina dell’esistenza che si chiama speranza. È un’acrobazia di pensieri il nuovo libro di Vittorino Andreoli, palombaro della psiche e dell’anima con la sindrome della macchina da scrivere, che si esercita in un diario intimo, personale, non letterario, non proustiano, per diagnosticare la crisi degli ideali, scalzati da egoismo, indifferenza e cattiveria.”
Così ha scritto Giangiacomo Schiavi sul “Corriere” nella recensione del libro. Non potrei dire di meglio. Quello che mi ha colpito del libro è la diffidenza dello psichiatra Andreoli nei confronti di Internet e di tutto il mondo che ruota intorno e dentro il mondo della Rete. Credo che, anche se non l’ha scritto, consideri il tutto una “gabbia di matti”, lui si che se ne intende! Se le cose stanno così, non avrebbe dovuto scegliere un titolo del genere. Scrivere, in un’atmosfera del genere non è affatto una “gioia”, pur restando sempre un’abilità.
Lui sostiene che questa sia un'arte dimenticata. La “scrittura” vista come logica e legittima conseguenza del “pensare”. Eppure Andreoli ha scritto questo libro esattamente come si scrive oggi in Rete, sui "social". Adotta, non a caso, la tecnica dell’antica tradizione diaristica, quella di scrivere ogni giorno pensieri, riflessioni, appuntamenti, su una pagina di quaderno per un intero anno. Ha fatto proprio quello che ognuno di noi fa, oggi, sui social come Facebook, G , Twitter e tanti altri.
Brevi pensieri giornalieri in sequenza senza connessioni, in una libera concatenazione e flusso di pensiero che generano in chi legge ulteriori pensieri, reazioni e riflessioni. Insomma, vere e proprie provocazioni, se non suggerimenti a chi legge, a guardarsi dentro se stessi, intorno al mondo che ci circonda, senza ignorare i misteri nei quali siamo tutti intrappolati. Non sfugge niente e nessuno infatti al professore: dalla politica alla società, dalle scienze alle arti, dall’economia alla filosofia, da Gesù Cristo a Berlusconi, da Grillo a Roberto Saviano, da Heidegger a Mozart, dal tempo perduto a quello ritrovato, dalla paura della morte al piacere di vivere.
Il tutto in brevi, sintetiche, veloci riflessioni espresse alla maniera di Twitter, anche se con un maggior numero di battute. Insomma, una vera e propria bacheca immaginaria sulla quale, nel corso di un anno di diario, ognuno di noi può trascrivere ed appuntare i propri pensieri. Inclusi quelli straordinari in un paio di occasioni nelle quali il professore parla anche della consistenza, allungamento e trapianto di … peni. Avete letto bene. Nulla sfugge alla sua attenzione. I suoi sono referti medici inappellabili: Berlusconi è il “paradosso dei paradossi”, Matteo Renzi è un leader “tendenzialmente maniacale”, Angela Merkel ha “una pericolosa deviazione hitleriana”, Roberto Saviano un “nessuno che continua a parlare mentre dovrebbe tacere”.
La gioia di pensarlo e scriverlo in chiaro pessimismo, che è però soltanto provocazione a reagire, un richiamo alla responsabilità in chi legge. Il libro ha raggiunto pienamente lo scopo. Il lettore troverà appunti e spunti, pensieri che attivano i pensieri. Ognuno potrà fissarli sulla propria bacheca della mente reale o digitale. Andreoli scrive nella sua introduzione: “La creatività nasce dalla nostra mente in maniera improvvisa. Proprio come un prato di primavera che da un giorno all’altro è costellato di fiori di diverso colore, comparso su quel tappeto verde al di là di ogni logica e previsione.” Ecco, allora, da dove nascono le ragioni di quella parola nel titolo del suo libro, la “gioia” della creatività che alberga in ogni essere umano. Nei “sani”, come nei “matti”. Chi lo sa meglio di Vittorino Andreoli?
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