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Bezig met laden... Elizabeth I's Italian lettersdoor Carlo M Bajetta
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This is the first edition ever of the Queen’s correspondence in Italian. These letters cast a new light on her talents as a linguist and provide interesting details as to her political agenda, and on the cultural milieu of her court. This book provides a fresh analysis of the surviving evidence concerning Elizabeth’s learning and use of Italian, and of the activity of the members of her ‘Foreign Office.’ All of the documents transcribed here are accompanied by a short introduction focusing on their content and context, a brief description of their transmission history, and an English translation. Geen bibliotheekbeschrijvingen gevonden. |
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Google Books — Bezig met laden... GenresDewey Decimale Classificatie (DDC)941History and Geography Europe British IslesLC-classificatieWaarderingGemiddelde:
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Si tratta della sua corrispondenza in lingua italiana, lettere che gettano una nuova ed esclusiva luce sui suoi interessi, non solo politici, ma anche linguistici e culturali. Si tratta di documenti accompagnati da introduzione e commento sui contenuti di grande interesse storico, politico e diplomatico. La nostra lingua era la lingua della diplomazia del tempo, come di gran parte della cultura europea.
Il Professore Carlo M. Bajetta, il curatore del libro, ha lavorato per anni in ricerche su documenti sconosciuti e segreti in un periodo storico che è stato soprannominato "il mito di Gloriana", riferito a Elisabetta I. Il recensore sul giornale italiano ha chiuso il suo articolo con questa conclusione che ripropongo alla lettera:
"E' un libro per topi di biblioteca che, insieme alla trascrizione e traduzione dei testi, alcuni olografi, altri di mano diversa da quella della regina, ma tutti quanti, quando non si tratta di brogliacci o minute, recanti la sua firma, rivela al lettore profano l'insospettabile mondo in cui si muovono paleografi e codicologi, (si chiamano cosi!), filologi e archivisti. Gente che, anche se non sembra, fa in realtà parte del jet set: oggi qui, il prossimo mese a Londra, poi Washington e Chicago; e sulla via del ritorno, Vienna, prima di tornare a riseppellirsi in una delle nostre biblioteche. I manoscritti sparsi nel mondo sono frammenti di una storia infinita, e i nostri valorosi studiosi vanno e vengono, in cravatta a doppiopetto, al modo in cui si muovono le spie".
Come si fa a non rimanere meravigliati e ancora di più interessati a saperne di più su questo libro? In altri tempi, l'unico modo possibile sarebbe stato quello prenotare il volume ad una libreria, aspettare l'arrivo, oppure andarlo a leggere in una fornita ed aggiornata biblioteca di una grande città europea.
Condizione indispensabile sarebbe stata sempre, comunque, la conoscenza della lingua inglese, allo stesso modo con il quale, Elisabetta regina di un impero, che sotto il suo regno il sole avrebbe avuto difficoltà a tramontare, ai suoi tempi già si muoveva con grande abilità e disinvoltura nella nostra lingua.
Mi è bastato, in questa nostra epoca digitale, solo una rapida e sensata digitazione sulla tastiera del mio pc per chiedere a Google un concreto aiuto.
I suoi algoritmi mi hanno rapidamente rimandato a questo PDF del "Journal of Early Modern Studies" per saperne di più. Il libro, a dire il vero non è alla portata di tutte le tasche come si può vedere su Amazon. Poco meno di novanta euro non è somma di poco conto.
Questa semplice, forse banale e anche venale considerazione mi porta a pensare quanto possa essere costosa ed anche elitaria la cultura. Mi è facile così comprendere anche il senso di quella citazione finale della recensione di Sampietro che ho fatto e che mi ha dato l'idea di questo post.
Quei "paleografi e codicologi, filologi e archivisti ... valorosi studiosi che vanno e vengono, in cravatta a doppiopetto, al modo in cui si muovono le spie" fanno parte di un mondo che della cultura fa un'arte che concorre a creare un capitale, oltre che umano e culturale, anche di economia e finanza. Allora, figuriamoci, poi, oggi!
Nel XXI secolo, come ieri al tempo di Elisabetta I, la regina innamorata dell'italiano, aveva un fine anche squisitamente pratico. Quella "terragna concretezza" di cui parlava il mio indimenticabile maestro di lingua e di cultura inglese all'I.U.O. Fernando Ferrara. ( )