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Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici) (2007)

door Piergiorgio Odifreddi

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19512139,204 (3.93)Geen
In un normalissimo mattino di luglio, Jonas si sveglia nella sua casa di Vienna. Dopo il solito caffè, scopre che la televisione non funziona, internet non va, il giornale non gli è stato consegnato, e il telefono della sua fidanzata continua a suonare a vuoto. Perplesso, esce per andare al lavoro, ma dopo qualche passo si rende conto che c'è un silenzio innaturale, e si accorge di essere l'unico per strada. In breve arriva alla sconcertante certezza di essere rimasto solo al mondo: uomini e animali sono scomparsi dalla faccia della Terra, come se nella notte si fossero volatilizzati. Unica presenza reale del romanzo, gli oggetti fisici sembrano trasformarsi in rettili freddi che lo osservano, silenziosi e immobili, una minaccia che percorre il romanzo con una violenza sottile, mai sopita. E mentre la paura di essere solo si trasforma nella paranoia di non esserlo, i sogni del protagonista travalicano la realtà, si mescolano ai ricordi, e Jonas comincia a dubitare della propria mente, risucchiato in un vortice di delirio e disperazione che lo trascina verso l'inevitabile.… (meer)
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Ispirato, come affermato dallo stesso autore, ad altri testi con titoli similari (Perché non possiamo non dirci "cristiani" di Benedetto Croce e Perché non sono cristiano di Bertrand Russell), il libro vuole essere una critica al cattolicesimo e al Cristianesimo: in opposizione a coloro che cercano una forma di razionalità nella religione, Odifreddi evidenzia le incongruenze e gli errori che ritiene presenti nella Bibbia e nei Vangeli, oltre che nelle interpretazioni che delle sacre scritture la Chiesa cattolica ha dato.

Nel libro sono citate - in oltre ottocento note e citazioni - tutte le fonti da cui sono tratte le critiche.
  kikka62 | Jan 27, 2020 |
non sono credente e sono di buona cultura, avendo fatto studi umanistici, però l'ho trovato irritante e con un linguaggio inutilmente complicato. alla fine è quasi solo un'analisi linguistica delle inesattezze e degli anacronismi delle sacre scritture, che chiunque può notare da sé. mi aspettavo argomentazioni più corpose
  ShanaPat | Aug 17, 2017 |
La prima parola che viene in mente leggendo questo libro, è un termine, ormai un po’ desueto, come ‘pamphlet’. L’autore analizza spietatamente i testi base del cristianesimo, dall’Antico Testamento alle recenti encicliche, e ne rileva le contraddizioni e gli anacronismi: non è un giochino scontato, perché i passi delle Scritture, soprattutto i Vangeli, sono per la Chiesa pura verità. Un lavoro dotto e accurato, non difficile da leggere ma che richiede una certa attenzione in alcuni passaggi: meno complesso, in ogni caso, di altri lavori di Odifreddi. Gli strafalcioni della religione dominante appaiono a volte così evidenti che ci si chiede come ci si possa ancora credere: la spiegazione è semplice, nessuno legge la Bibbia. Tuttavia, benché io concordi con quanto scrive Odifreddi in merito a ragione e religione, si sente la mancanza di un contraddittorio che dia, o cerchi di dare, risposte alle domande che l’autore pone. Sarebbe interessante un libro come quello di Augias su Gesù, con il confronto tra il nostro matematico e qualche esponente della Chiesa, possibilmente scelto tra quelli più illuminati e non fra le alte gerarchie. ( )
  catcarlo | Sep 23, 2016 |
Semplicemente un capolavoro. Volevo non finisse mai! ( )
  Maistrack | May 28, 2016 |
Iniziandolo, si sa gia' chi è il colpevole. La creduloneria, la ricerca di potere, le necessità di risposte "stampella": tutto alla luce del sole, con un supporto storico e filologico davvero robusto. Odifreddi stavolta non si risparmia e - anche se a volte cade in facili battute vagamente spocchiose - elabora molto piu' compiutamente quanto ne "Il Vangelo secondo la Scienza" aveva si' imbastito, ma con una struttura che doveva molto alla impostazione della Logica. Qui il logico si fa invece narratore e affabula, con dovizia di particolari. Da ricordare. ( )
  bobparr | Dec 14, 2014 |
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Wikipedia in het Engels (1)

In un normalissimo mattino di luglio, Jonas si sveglia nella sua casa di Vienna. Dopo il solito caffè, scopre che la televisione non funziona, internet non va, il giornale non gli è stato consegnato, e il telefono della sua fidanzata continua a suonare a vuoto. Perplesso, esce per andare al lavoro, ma dopo qualche passo si rende conto che c'è un silenzio innaturale, e si accorge di essere l'unico per strada. In breve arriva alla sconcertante certezza di essere rimasto solo al mondo: uomini e animali sono scomparsi dalla faccia della Terra, come se nella notte si fossero volatilizzati. Unica presenza reale del romanzo, gli oggetti fisici sembrano trasformarsi in rettili freddi che lo osservano, silenziosi e immobili, una minaccia che percorre il romanzo con una violenza sottile, mai sopita. E mentre la paura di essere solo si trasforma nella paranoia di non esserlo, i sogni del protagonista travalicano la realtà, si mescolano ai ricordi, e Jonas comincia a dubitare della propria mente, risucchiato in un vortice di delirio e disperazione che lo trascina verso l'inevitabile.

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