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Werken van Maria Sechi

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I sei saggi che il volume raccoglie, introdotti da una toccante testimonianza di Enrico Fubini, affrontano il problema dell'esilio ebraico in questo secolo, da varie angolature. Certo non esauriscono la molteplicità delle reazioni dell'intellighenzia ebraica di fronte all'antisemitismo, alle persecuzioni, all'esilio ed infine allo sterminio nazista; tuttavia essi presentano uno spaccato significativo, mettendo in luce alcuni atteggiamenti tipici, in particolare degli ebrei tedeschi. A differenza degli ebrei dell'Est e persino degli ebrei francesi, i tedeschi avevano legato interamente il loro destino a quello della patria tedesca e non riuscivano a concepire una loro identità diversa da quella tedesca. Esemplarmente diverso il caso di Scholem e di tutti coloro che hanno compiuto la sua stessa scelta. Il sionismo, forza attiva in Europa già dall'inizio del nostro secolo, ha rappresentato l'unica reale alternativa all'esilio. Coloro che hanno percorso questa strada si sono gettati in un'avventura che li ha visti protagonisti nella costruzione di un nuovo mondo, che in parte rappresenta anche l'antitesi del vecchio mondo, di quella Germania, di quell'Europa, da cui gli eventi costringevano alla fuga. (fonte: retro di copertina)… (meer)
 
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MemorialeSardoShoah | Nov 14, 2022 |
Per quanto punitivi, gli esilii mitici - del Paradiso Terrestre, dell'Arca di Noè, della Torre di Babele - sono momenti di dispersione che preludono alla costruzione dell'umanità. Persino l'esilio in Egitto è premessa indispensabile per lo sviluppo dell'identità ebraica. Dall'esilio degli ebrei in Occidente germina l'epoca d'oro della cultura ebraica in Spagna, e dalla cacciata dalla Spagna cattolica fiorisce la mistica di Safed. È la ferita aperta della Shoah a mostrare all'opera il linguaggio occidentale, che converte l'esilio ebraico, galuth, con il suo potenziale di "rivelazione", nel dolore irredimibile dell'exilium; un programma di espulsione assoluta che mette a nudo la metafora culturale in agguato dietro l'innocenza del linguaggio. Non esiste esilio che non porti con sé la sua memoria, e la Shoah, degli esilii, è stato certamente il più memorabile; la tragedia più rimproverata a chi l'ha subita. "È più facile strappare un ebreo all'esilio piuttosto che strappare l'esilio dall'animo dell'ebreo". Ma è anche la memoria a nutrire l'esilio, a coltivarlo, a mantenere vivo il senso di appartenenza sradicata, la nostalgia dell'altrove. Duplice e contraddittorio il rapporto fra esilio e memoria, come lo è il segno stesso dell'esilio, che è condanna e vita insieme: avrebbe potuto essere morte, anziché esilio. Per molti lo fu. (fonte: retro di copertina)… (meer)
 
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MemorialeSardoShoah | Nov 8, 2022 |

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