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Classic Literature.
Fiction.
Literature.
HTML:Includes a new forward by the screenwriter Mary Bing In Anton Chekhov??s The Duel the escalating animosity between two men with opposed philosophies of life is played out against the backdrop of a seedy resort on the Black Sea coast. Laevsky is a dissipated romantic given to gambling and flirtation; he has run off with another man??s wife, the beautiful but vapid Nadya, and now finds himself tiring of her. The scientist von Koren is contemptuous of Laevsky; as a fanatical devotee of Darwin, von Koren believes the other man to be unworthy of survival and is further enraged by his treatment of Nadya. As the confrontation between the two becomes increasingly heated, it leads to a duel that is as comically inadvertent as it is inevitable. Masterfully translated by the award-winnning Richard Pevear and Larissa Volokhonsky, The Duel is one of the most subtle examples of Chekhov??s narra… (meer)
Oli kello kahdeksan aamulla — se aika, jolloin upseerit, virkamiehet ja matkustavaiset tavallisesti kuuman, tukahduttavan yön jälkeen uivat meressä ja sitten tulivat paviljonkiin juomaan kahvia tai teetä. Ivan Andreitsh Lajevski, laihahko, vaaleaverinen, kahdeksankolmatta ikäinen nuorimies, rahaministeriön virkamieslakini päässä ja tohvelit jalassa, tapasi uimaan mennessä rannalla kosolta tuttavia ja niiden joukossa ystävänsä, sotilaslääkäri Samoilenkon.
I am giving it 5 stars (how do you like them apples, Anton Palych?) because if I gave it 4, it would be due to the optimistic and humanistic ending, and I do not want to be a guy who underestimates literature on such grounds. Also, because it is perfect on every level and may fall short only of other chekhovs.
Usually when I read Chekhov I feel ashamed, because of all those qualities that I inevitably find in myself and that Chekhov treats with such surliness and cruelty in his characters. And then a small and wrinkly, evil Chekhovoid stays perched on my shoulder, pecking on my ear and making sly remarks on my behaviour as seen from that height. But the Chekhovoid from this book is benign and silent, he may occasionally scratch my neck, but he never says a word of reproach. ( )
"The Duel is Beckett with great hats." - Mary Bing, screenwriter. "The Duel" (1891) was a novella that Anton Chekhov (1860-1904) wrote concurrently with the first parts of his non-fiction accounts of penal colony conditions on "Sakhalin Island" (1891-1895). I read the recent translation by Richard Pevear and Larissa Volokhonsky where only the one novella was published as a tie-in edition to the 2010 feature film version directed by Dover Kosashvili with a screenplay by Mary Bing. Mary Bing's foreword in this edition provides a great entry point to reading the work. " ...take heart, Chekhov loves life. The Duel is Beckett with great hats. And naked women, and guns that go off, and an absolution that extends to its audience. May we have the grace to take it."
Introducing the idea of Chekhov as a forerunner of Beckett's humour may not be to everyone's taste, but it certainly agreed with me. I would have found some of these characters hard to put up with for long otherwise, but felt more of a degree of empathy when human weakness and foibles had a degree of humour to them. The main character, named Laevsky, comes across as a n'er do well, a slacker civil servant who drinks and gambles away his money at cards and schemes to leave his lover Nadya, who had previously left her husband for him. The antagonist is a zoologist named Von Koren who looks on Laevsky as a waste of space that should be eliminated to allow evolution and life to proceed properly. Laevsky starts having nervous attacks that are signs of a complete breakdown to come and he hotheadedly provokes Von Koren to challenge him to a duel. Meanwhile their friends, a doctor and a deacon bemusedly look on. Nadya has her own little plots afoot as she has admirers in the seaside town than Laevsky doesn't even know about. It all resolves with pistols at dawn. ( )
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Nella mente oppressa dall'angoscia s'accalca una folla di dolorosi pensieri; silenziosamente il ricordo davanti a me volge il suo lungo rotolo; e, con disgusto leggendo la mia vita, io fremo e maledico, e amaramente mi lagno, e amaramente verso lacrime, ma le tristi righe non dilavo. PUŠKIN
[Epigrafe al XVII capitolo]
Opdracht
Eerste woorden
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It was eight o'clock in the morning -- the time when officers, civil servants and visitors would habitually swim in the sea after a hot, airless night and then proceed to the pavilion for coffee or tea.
Erano le otto del mattino, l'ora in cui gli ufficiali, gli impiegati e i forestieri sono soliti andare al mare per un bagno. dopo il cado afoso della notte, e poi si prendono un caffè o un tè al chiosco.
Citaten
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'Look the devil straight on the eye, and if he's a devil, say that this is a devil, but don't go riffling through Kant or Hegel for an explanation.' The zoologist wad quiet for a moment and then continued. 'Two by two is four, a rock is a rock. Tomorrow, lo and behold, we're having a duel.'
Nadezhda Födorovna calzò il suo cappello di paglia e se ne andò verso il largo. Si spinse fino a una decina di metri e si lasciò galleggiare. Riusciva a vedere l'orizzonte del mare, i battelli, le persone sulla spiaggia, la città, e tutto questo, mescolato all'afa e alle dolci onde trasparenti, la irritava e le suggeriva che bisognava vivere vivere...
Non era possibile vedere nulla, si sentiva solo questo pigro e sonnolento rumore del mare avvolto dalle tenebre, si avvertiva un tempo infinitamente lontano, indefinibile, il tempo in cui Dio si innalzava sopra il caos.
Mentre nella taverna conversavano su Dio, Laevskij se ne tornava a casa e ripensava con quanta oppressione nel cuore avesse fatto il viaggio all'alba; con la strada, le rocce e le montagne bagnate e buie, il futuro incerto gli appariva terribile come un precipizio di cui non si vede la fine; invece adesso le gocce di pioggia appese all'erba e ai sassi brillavano di sole, come diamanti, e la natura sorrideva gioiosa, e quel terribile futuro se l'era lasciato indietro.
«Com'è 'Dio' inn tartaro?», chiese il diacono, entrando nella taverna. «Il tuo Dio e il mio Dio sono uguali», disse Kerbalaj, che non aveva inteso. «Dio è lo stesso per tutti, sono gli uomini a essere diversi. Ci sono i russi, i turchi, gli inglesi, tutta gente diversa, ma Dio è uno solo». «Bene, signore. Se tutti i popoli venerano un unico Dio, allora perché voi musulmani considerate i cristiani vostri eterni nemici?» «Che ti arrabbi a fare?», disse Kerbalaj, reggendosi la pancia con le mani. «Tu sei un prete, io un musulmano, tu hai detto 'voglio mangiare', e io ti faccio mangiare... Solo un ricco fa caso a com'è il tuo Dio e com'è il mio Dio, invece per un povero è uguale. Adesso mangia.»
'La barca ritorna indietro', pensava. 'Fa due passi avanti e un passo indietro, ma i rematori non si arrendono, scuotono instancabili i remi e non temono le onde alte. La barca va sempre avanti e avanti, ora non si vede più, ma tra mezzora i rematori vedranno chiaramente le luci del battello, e tra un'ora saliranno sulla passerella. Così succede pure nella vita... Nella ricerca della verità gli uomini fanno due passi avanti e un passo indietro. Sofferenze, errori, noia di vivere rigettano indietro, ma la sete di verità e la volontà ferrea spingono avanti e avanti. E chi lo sa? Forse remeranno fino alla verità assoluta...'
«Una tempesta!», sussurrò Laevskij; sentiva il desiderio di pregare qualcuno o qualcosa, persino i lampi e le nubi andavano bene. «Cara tempesta!».
Ora le carrozze procedevano lungo la riva del fiume. Gli alti argini della montagna andavano poco alla volta a convergere e tutta la valle si stringeva verso una gola già visibile da lì; la montagna rocciosa che stavano costeggiando era stata edificata dalla natura con enormi massi uno sopra l'altro e con una forza così terribile che Samojlenko, a guardarli, si lasciava sfuggire ogni volta uno sbuffo involontario. La montagna, tenebrosa e bella, era interrotta a tratti da da profondi crepacci e gole, dai quali alitava sui viaggiatori umidità e mistero; attraverso le gole si vedevano altre montagne, ramate, rosate, violacee, fumiganti o inondate di luce accecante. Di tanto in tanto, passando vicino a una gola, si sentiva precipitare l'acqua in un luogo lontano e poi schiantarsi sulle pietre.
Il convoglio stava passando per una strada scavata in un'erta rocciosa a strapiombo, e a tutti pareva di trottare su una passerella fissata a un muro alto e di stare per precipitare di sotto da un momento all'altro. A destra si dispiegava la distesa marina, a sinistra c'era una scura parete irregolare con chiazze nere, venature rosse e radici rampicanti, e in alto si sporgevano a guardare giù, come fossero terrorizzate e curiose, conifere abboccolate.
La prima impressione generale fu che non avrebbero più trovato la strada per uscire da lì. Ovunque guardassero, le montagne si moltiplicavano e si ingigantivano, e dal lato della taverna e del cipresso scuro si allungava velocemente l'ombra della sera, e pertanto la stretta e inclinata vallata del fiume Nero diventava ancora più stretta, mentre le montagne più alte. Si sentiva gorgogliare il fiume, le cicale frinivano senza sosta.
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rouzejp | Sep 2, 2015 | 
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